Open to Meraviglia. La toppa di Armando Testa è peggio del danno

27 Apr 2023, 13:35 | a cura di
Open to Meraviglia diventa Open to Grazie nella replica di Armando Testa che, però, pare un autogol.

E alla fine è arrivata: la replica al putiferio scatenato dalla campagna di Enit voluta dalla Ministra del Turismo Daniela Santanché, ed è stata direttamente l'agenzia Armando Testa firmataria del progetto a farla, acquistando un'intera pagina sul Corriere della Sera. Con stile e una certa arguzia – e ci mancherebbe altro! - ricalcando proprio uno degli elementi criticati, quell'headline che è un vero pastrocchio linguistico che vorrebbe rivolgersi a un pubblico internazionale senza perdere quel tanto di italianità naïf,  e invece pare prendere a casaccio un po' di italiano e un po' di inglese (in barba ai richiami all'italian speech fatti da qualche esponente del Governo). Così se nella campagna si dichiara Open to Meraviglia, nella replica si titola con Open to Grazie. Insomma, un altro Frankenstein di idiomi. E come il film di Mel Brooks, anche questo mostro ci strappa ben più di un sorriso.

open to grazie

Ma grazie di cosa? Delle reazioni numerose: “Quando una campagna di promozione turistica rompe il muro dell'indifferenza e riesce a dar vita ad un dibattito culturale così vivace come quello acceso in soli 5 giorni da "Italia. Open to Meraviglia", rappresenta sempre qualcosa di positivo” si legge nella pagina. Beh sì, una valanga di commenti, che se da una parte ha riacceso una fiammella della riflessione critica sul modo in cui l'Italia dovrebbe presentarsi al mondo, sull'esigenza di rappresentarsi nel proprio valore culturale e storico senza per questo perdere di vista la contemporaneità e la capacità di parlare a tutti, dall'altra ha prestato il fianco a una valanga di prese in giro. Esattamente.

venere-ferragni enit

Difficile evitare la sensazione di ridicolo che prende alla vista della Venere del Botticelli con il viso che pare lisciato da un filtro, intenta a mangiare una pizza con la sua bella maglietta a righe o a scattarsi un selfie davanti a piazza San Marco.

E la rete si è scatenata con numerose parodie, persino d'autore, come quella di Stefano Accorsi (quello che, in anticipo sui tempi, dichiarava che two is megl che one) che ha riproposto una sua foto del 2018 quando mangiò una pizza d'asporto in notturna durante una Festa del Cinema, in una piazza San Marco deserta (foto che a sua volta aveva scatenato una valanga di polemiche). Per la cronaca, il rilancio con hashtag venereinfluencer #Opentomeraviglia #9milionidieuro conta oggi 337k di visualizzazioni, oltre mille condivisioni, 11 like e centinaia di commenti.

Accorsi open to meraviglia

E la Armando Testa non perde l'occasione di ringraziare anche le moltissime condivisioni, i meme, i commenti, e le discussioni che “ci hanno fatto sentire davvero la più grande agenzia Italiana, con un immenso reparto creativo di milioni di persone al lavoro sullo stesso concetto”. Ebbene sì, le immagini hanno solleticato la fantasia di molti che con grande spirito hanno rilanciato spontaneamente la campagna ufficiale con risultati a volte caustici, altre esilaranti, forse addirittura più efficaci. Perché allora non aprire una open call per la prossima campagna? Chissà che non ne esca qualcosa di meglio? Almeno si potrebbe smuovere il mercato del lavoro aprendo la strada a volti nuovi e a un ricambio generazionale in Italia sempre carente.

Chiara Ferragni Uffizi

Chiara Ferragni davanti alla Venere di Botticelli

Il fatto è che la Venere influencer sembra proprio un'idea un po' da boomer, e suona come le parole coniate dai più giovani in bocca a quei padri che per cercare di avvicinarsi ai figli usano il loro slang, ma in modo maldestro e decisamente fuori fuoco. E se vogliamo immaginare una Venere influencer in stile Chiara Ferragni, non dimentichiamo che lei, la Ferragni, non è una improvvisata ma un'imprenditrice da 40 milioni di euro e quando è andata agli Uffizi (con foto di rito proprio davanti alla Venere di Botticelli) ha generato un boom di visite di under 25, il 27% in più nel week end successivo alla sua visita con selfie. Mica noccioline.

open to meraviglia sora lella

È vero, però, che qualche svista c'è stata nel percepito comune, quando si è immaginato che i 9 milioni fossero destinati all'agenzia che ha sviluppato la campagna e non ai costi per la sua diffusione nei diversi mercati del mondo. E quella spiegazione delle diversità culturali cui si rivolge, suona un po' come una giustificazione: “puntando su un target proveniente da 33 Paesi, enche e soprattutto su mercati culturalmente molto diversi da nostro. accendendo l'attenzione in modo facile, diretto e immediatamente riconoscibile su ciò che tradizionalmente contraddistingue l'Italia nel mondo”. Insomma: “scusate ma devo fare una cosa cheap”. Ma davvero per raggiungere tutti bisogna volare basso mettendo insieme luoghi comuni? Qui manca solo il mandolino e il fiasco ed è fatta (con buona pace dell'Unione Italiana Vini che lamenta l'assenza del vino).

open to meraviglia ironia

O forse si vuol far passare l'idea che bene o male, purché se ne parli. È davvero così? Non crediamo, perché una campagna di comunicazione deve, per l'appunto, comunicare qualcosa. E dubitiamo fortemente che si volesse far passare quel misto di superficialità e cliché che sono stati veicolati da Open to Meraviglia. E anche lo stesso dibattito culturale cui si plaude nella replica di Armando Testa, non coinvolge mica i destinatari di questa campagna, che non siamo noi italiani burloni, ma il pubblico straniero che vede solo le immagini della Venere in bici. Ma poi, nella pagina del Corriere della Sera, l'agenzia non ha detto nulla sulla campagna, forse per distogliere l'attenzione da questo pastrocchio in sé indifendibile. La replica è gustosa, niente da dire, ma sentiamo sullo sfondo il rumore delle unghie sugli specchi.

 

a cura di Antonella De Santis 

foto da canali social 

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