Il Piemonte è una regione davvero vasta e altrettanto vasto è il suo patrimonio ampelografico. Se andiamo a considerare le sole uve rosse, sono ovviamente il nebbiolo e la barbera i due vitigni più conosciuti, e probabilmente anche quelli più coltivati. Ma ultimamente si stanno affacciando sulla ribalta altre varietà altrettanto storiche ma forse un po' meno conosciute al grande pubblico. Sicuramente è il caso del grignolino: originario delle colline del Monferrato, tra Asti e Casale, è ancora questo il suo territorio di elezione; molto più diffuso nel passato, la fillossera di inizio Novecento non lo ha risparmiato, e i contadini, all'epoca, invece di ripiantarlo si orientarono verso varietà più resistenti.
Oggi, con i gusti dei consumatori che si rivolgono a vini più agili, dinamici e identitari, il Grignolino sta vivendo un nuovo successo: scarico di colore, dal profilo speziato e intrigante, nelle migliori versioni ha beva senza perdere in profondità. Col Dolcetto rimaniamo nel Monferrato, che ne rappresenta la culla da cui poi si è diffuso anche nel Cuneese e nell'Alessandrino (per rimanere in Piemonte). È un'uva che diventa protagonista in diverse denominazioni, le principali delle quali sono Dogliani, Ovada, Diano d'Alba. Di "dolcetto" non ha proprio nulla: i vini che ne risultano sono giocati su sensazioni di piccoli frutti di bosco neri accompagnati da una sensazione di mandorla che spesso si riscontra anche nel finale di bocca.
Berebene: Dolcetto e Grignolino dal migliore rapporto qualità-prezzo