Da comunicatore a produttore, sempre sotto il segno del vino: è il percorso di Giorgio Melandri che a Modigliana ha creato un piccolo gioiello in grado di sfornare vini che parlano in maniera precisa di territorio e identità. Uno dei suoi vini, il Romagna Sangiovese Modigliana Acereta '19, ha ottenuto i Tre Bicchieri per la prima volta nella guida Vini d'Italia di Gambero Rosso.
La storia di Giorgio Melandri e di Mutiliana
Modigliana è un piccolo borgo abbarbicato sull'Appenino Romagnolo. È questo il luogo dove Giorgio Melandri ha deciso di cambiare vita, passando da una parte all'altra della barricata: "per vent'anni ho fatto l'esperienza stupenda di raccontare il vino, prima con Slow Food, poi con il Gambero Rosso. Migliaia di assaggi ogni anno, Guida dopo Guida, mi hanno permesso di imparare molto, soprattutto a collegare i fili di alcune vicende stilistiche". Con questo bagaglio sulle spalle, nel 2013 stringe ancora di più il rapporto che lo legava a Modigliana: "venivo qui a camminare quasi tutti i giorni durante una lunga convalescenza ma era una zona che conoscevo già bene da quando ero ragazzo". Le passeggiate diventano un momento di riflessione: "ho realizzato che per me la stagione della degustazione era terminata: avevo voglia di riutilizzare le mie esperienze dandogli un taglio diverso".
Alla scoperta di Modigliana
Giorgio decide allora di seguire un'intuizione maturata durante gli anni di assaggi: "mi ero accorto che a Modigliana le tre valli che segnano il territorio avevano un carattere diverso". Mette su una collezione di vecchie vigne nelle tre diverse valli dandosi l'imperativo di vinificarle tutte con lo stesso metodo - maturazione in cemento, fermentazioni spontanee – per creare vini artigianali che fossero strettamente territoriali. "Nel 2015 abbiamo fatto la prima vendemmia. Da subito i vini sono stati quello che sono oggi: lì dentro c'è la visione di un territorio che secondo me è in grado di regalare grande qualità, ma soprattutto originalità. È un progetto che mi ha appassionato e mi ha fatto vedere il nostro mondo da un punto di vista diverso". Per capire il territorio di Modigliana basti un dato: la Romagna ha le vigne che sono quasi tutte tra i 50 e 300 metri di altitudine e il sangiovese occupa circa 6500 ettari, di cui 6200 sono sulle argille, il suolo che caratterizza tutta la prima quinta collinare: "poi c'è Modigliana dove la vigna cresce su marne e arenarie, su suoli sabbiosi. Il '900 ha spostato a valle la coltura della vite ma c'è sempre stata la vigna in Appennino; oggi che abbiamo una diversa aspettativa sulla qualità, questi suoli poveri, con rese basse e altitudini, giocano un ruolo nuovo. Però le vigne in alto resistono solo a Modigliana. E questo la rende un posto diverso".
Il Romagna Sangiovese Modigliana Acereta '19 e i primi Tre Bicchieri
Acereta, Ibbola e Tramazzo sono le tre valli che danno i nomi ai Sangiovese firmati Mutiliana: è come se fossero tre sottozone all'interno di una sottozona; sono le tre valli principali di Modigliana ognuna con le sue caratteristiche. Per esempio l'Ibbola è una valle più chiusa, più fredda, dove i vini sono più speziati; l'Acereta invece regala un'elegante terrosità al frutto. "Poi è venuta fuori anche la valle del Tramazzo, dove ho affittato una vigna a 600 metri di altitudine, molto alta. Qui ho voluto fare anche l'esperienza agronomica: durante il lockdown ho preso in affitto un'altra piccola vigna di mezzo ettaro in mezzo a un bosco e la lavoro io personalmente; è necessario per capire da dove viene il vino". Il Romagna Sangiovese Modigliana Acereta '19 è il vino con cui Giorgio ha ottenuto il suo primo Tre Bicchieri: di straordinaria finezza, è giocato su tocchi ematici che si alternano a cenni di piccoli frutti rossi e nuance di rosa. La bocca è ossuta e agile ma non perde mai sapore, l'acidità è ben integrata e l'affondo è impressionante per pulizia e finale sapido. "Faccio una riflessione che va oltre Acereta '19: la notizia vera è che oggi la critica - non solo il Gambero Rosso: quel vino ha avuto molti consensi sia in Italia che all'estero - premia un modello stilistico che fino a qualche hanno fa non sarebbe mai stato premiato: un vino importante che non fa legno e che mette in primo piano in maniera sfrontata la sua identità e la territorialità, caratteristiche che nei decenni passati quasi si cercava di smussare o andavano a costituire l'ossatura di esperimenti originali. Attualmente invece vengono proposte dai vignaioli e comprese da chi il vino lo racconta: ecco, mi piace considerare il premio ad Acereta come uno dei simboli di questa nuova sensibilità".
a cura di William Pregentelli