La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Roberta Bricolo.
Intervista a Roberta Bricolo
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati – se ce ne sono stati - gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Nella mia esperienza lavorativa posso affermare che oggi mi trovo fortunatamente in contatto con il mondo femminile: collaboratrici, agenti, uffici stampa, responsabili della comunicazione e dell’enoturismo; mi piace ricordare che oggi un consumatore su due è donna (55% secondo l’Osservatorio Unione Italiana Vini) e siamo dunque determinanti nelle scelte d’acquisto e tra i wine expert. Rimaniamo comunque minoritarie, nei numeri e nei ruoli, in vigna e in cantina, e il percorso per tutte noi per arrivare non è facile.
E per quanto riguarda la sua esperienza?
Quanto alla mia storia personale, esclusi isolati casi in cui ho percepito diffidenza nei miei confronti o forse sono stata sottovalutata in quanto donna, posso affermare che i veri ostacoli per la mia realizzazione professionale sono stati altri. Come molte altre donne ho vissuto la maternità e mi sono trovata nella situazione di dover gestire l’assistenza a familiari e anziani. Nonostante la condivisione di ruoli all’interno della mia famiglia, per poter continuare a lavorare mi sono dovuta avvalere di asili privati, collaboratrici domestiche e strutture sanitarie private ma sono consapevole che solo grazie al mio ruolo di proprietaria e imprenditore ho potuto conciliare il lavoro con questi impegni e sostenerne il peso economico. Il sistema welfare, ad esempio a livello di offerta di servizi di custodia dei bambini e delle persone anziane, va ripensato e implementato per garantire a tutte le donne di potervi far fronte e proseguire nella propria professione e attività lavorativa.
Invece ha trovato difficoltà nel veder riconosciuto il suo ruolo?
Escluse queste reali problematiche, confermo di non aver trovato ostacoli in quanto donna alla possibilità di assumere ruoli decisionali e cariche associative, non solo ovviamente all’interno della mia azienda, quanto ad esempio in occasione delle candidature per il ruolo di Consigliere all’interno dei CdA dei Consorzi delle doc del nostro territorio (Custoza e Bardolino). Pur essendo l’unica presenza femminile a oggi in entrambi, ho avuto l’onore di essere scelta quale Presidente per il Custoza DOC.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Quale proprietaria dell’Azienda, alla luce della mia esperienza personale durante la maternità, cerco di offrire flessibilità alle mie collaboratrici nella scelta degli orari di lavoro permettendo loro di variare la presenza in azienda in base alle proprie necessità, coordinandosi con i colleghi e colleghe. Ovviamente la retribuzione è uguale a parità di mansioni e inquadramento tra donne e uomini, che ricoprono il 30% della mia forza lavoro. A livello consortile, il team di collaboratori e consulenti esterni è quasi totalmente al femminile. Nella mia piccola esperienza, le doti comunicative e inclusive delle donne sono superiori, le competenze tecniche equivalenti.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Le note “quote rosa” sono uno strumento certamente utile, che tuttavia non funziona ovunque. Basti considerare a livello consortile, dove la partecipazione è volontaria e non retribuita, a nulla serve la presenza di donne nominate per adempiere a un obbligo di legge, se non c’è volontà e fattiva, appassionata, partecipazione. Le donne che vogliono e valgono devono farsi strada con le proprie forze, non vanno considerate una specie da proteggere sempre e comunque. Più in generale, richiamando il concetto di welfare sovra espresso, ritengo che una donna possa rivestire ruoli paritetici rispetto agli uomini solo se messa nelle condizioni di fatto per poterseli contendere, a parità di tempo e retribuzione. Inoltre, va ricordato che nel settore agricolo non ci sono misure che sostengono nello specifico l’imprenditoria femminile, né al riguardo ci sono criteri di favore nell’assegnazione di contributi preferenziali, ad esempio rispetto alle categorie “giovane imprenditore” o “coltivatore diretto”.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Credo molto nella formazione e nell’educazione. Le madri, le scuole, le istituzioni devono educare alla parità. L’esempio familiare, il modello sociale, la cultura diffusa in tutte le forme partecipative e associative può fare la differenza nella crescita degli uomini e delle donne di domani. Nel frattempo, vanno condannate con fermezza tutte le condotte discriminatorie, a partire dalle più pesanti quali ad esempio episodi di intimidazioni o abusi o difformità di trattamento economico a parità di inquadramento, ma in qualche modo anche quella narrativa maschilista e quegli approcci giornalistici riduttivi dell’immagine e della capacità e competenza delle donne che, fino a prova contraria, è certamente equivalente a quella dell’uomo. Biasimo la superficialità di chi ritiene aprioristicamente la donna meno produttiva dell’uomo.
E nel suo settore specifico?
Il mondo del vino è passione, non è maschio e non è femmina, come non c’è il vino da femmine e quello da maschi e finalmente tra i giovani il gender gap sta scomparendo nello stile di consumo del vino, anzi le donne sono al momento le prime responsabili d'acquisto di vino al mondo.
Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.
Si tratta di un episodio che ricorre ancora piuttosto di frequente nella mia vita lavorativa. Quando affermo di essere la proprietaria al 100% della mia azienda, da parte dei miei interlocutori mi vengono subito rivolte domande preoccupate, volte a chiarire se al mio fianco nella gestione aziendale ci sia qualche uomo, ad esempio un fratello, un padre, o un marito che condivida l’attività. La mia risposta, loro malgrado, è un secco “no”; quindi, imperturbabile proseguo oltre nel mio lavoro e, fortunatamente, dopo aver terminato una degustazione o trattativa che sia, queste riserve mentali vengono definitivamente messe da parte dall’apprezzamento della qualità del vino e forse ancor più dalla passione travolgente per il mio lavoro.