Sempre più raro, sempre meno prodotto. Lo Sciacchetrà è un portento fra i vini da meditazione, un passito unico da uve bosco, albarola e vermentino, lasciate ad appassire lontano dal sole, in zone areate, anche per 70 giorni. Dopo il primo novembre si diraspano con cura i grappoli, selezionando a mano gli acini che vengono pigiati e vinificati in vasche d’acciaio a contatto con le bucce; il vino è poi affinato in piccole botti, ma anche in anfora, e quindi commercializzato in tipiche bottiglie affusolate da 375 ml.
La resa è ridicola, sul 25%, se si considera poi la quantità di lavoro in vigna, lo Sciacchetrà è un incubo per chi lo produce. Commercialmente parlando, non ha senso. È un vino per sognatori, per chi ha immaginazione e ama il sapore della sfida, del gesto estetico. È un bianco dolce, sapido, con contrappunti amari, spesso balsamico, un vino da assaggiare lentamente.
Vini Rari. La viticoltura eroica dello Sciacchetrà in Liguria