È lei la regina dell’Aglianico del Vulture, Elena Fucci, giovane e appassionata imprenditrice, non solo guida la sua azienda vinicola con risultati di assoluta eccellenza (il suo Titolo è uno dei migliori vini italiani) ma segue anche l'oliveto, che sebbene non esteso (poco meno di 2 ettari con 600 piante) è molto curato. A lei e alla sua azienda vai il premio Olio & Vino nella guida Oli d'Italia del Gambero Rosso.
Quali sono state le tappe principali nella vostra storia che vi hanno portato a questi risultati?
La nostra esperienza nasce nel mondo del vino, nel 2000, all'epoca si parlava di vendere i vigneti e gli oliveti di famiglia; terreni che decisi di mantenere e valorizzare studiando viticoltura ed enologia. Partimmo con solo 1200 bottiglie di vino, prodotte nella cantina ristrutturata sotto l’abitazione di famiglia, e qualche quintale di olio per l’uso famigliare (le famiglie del sud, sappiamo essere molto ampie!). L’esperienza dell’olio, imbottigliato e commercializzato, invece nasce negli ultimi anni, ci siamo addentrati in questo settore con molta umiltà poiché il mondo dell'olio è molto diverso da quello del vino, c’è ancora davvero tanto da fare per la sua promozione e cultura.
Come si raggiunge un tale livello di qualità?
Il percorso è stato caratterizzato dallo studio, gli insegnamenti universitari di Agraria hanno sicuramente agevolato, soprattutto per raggiungere l’obiettivo di ottenere un’altissima qualità ripetibile nel tempo, come ormai da anni riesco a fare con i miei vini. Negli ultimi 5 anni ci siamo concentrati sulla versione imbottigliata, il nostro Titolio, un extravergine di oliva in formato da mezzo litro, che punta all’alta qualità e a raccontare il nostro territorio. Molto affascinante ed educativo è stato anche il corso da Sommelier dell’Olio, che permette un approfondimento ulteriore sulle qualità organolettiche e non solo di un olio.
Quali sono gli ostacoli più evidenti che vi trovate a dover affrontare sul fronte commerciale?
Gli ostacoli, a livello commerciale, ci sono stati in passato e credo che ci saranno anche in futuro, considerando anche la mutevolezza del mercato. Il mondo del vino e dell’olio sono molto complicati e impegnativi, e ormai la comunicazione ha la stessa importanza della produzione.
Quindi bisogna fare ancora un grande lavoro di comunicazione
Purtroppo, mediamente, non si conosce bene come si svolge il lavoro di vigneto/oliveto o di cantina e frantoio. E per questo, per valorizzare il prodotto, è necessario comunicare e raccontare quello che si fa e come si fa, anche per giustificare i costi che sicuramente divergono da un prodotto “industriale”. Le riviste di settore in questi anni ci hanno sempre molto aiutato, perché permettono di accendere un faro sulle realtà vocate alla qualità e soprattutto su quelle realtà medio piccole che altrimenti, con le proprie forze, non riuscirebbero a raggiungere un pubblico amplio. Spesso poi, per regioni come la mia, bisogna far capire dove ci si trova geograficamente, oltre ad avere difficoltà di accesso a tecnologie e infrastrutture.
Quali sono, a vostro avviso, le azioni necessarie per poter migliorare il comparto olivicolo?
Secondo me non è casuale che molto spesso siano aziende vitivinicole ad intraprendere questo percorso nel mondo dell'olio. Il mondo del vino è sicuramente molto più avanti in termini di qualità dei prodotti realizzati e soprattutto della sua comunicazione e promozione. Non solo: anche in termini normativi e legislativi, nel mondo vino ci sono regole molto più restrittive che mirano ad avere tracciabilità e qualità dei prodotti. È necessario continuare con l’educazione nel mondo dell’olio, creando interesse e attenzione nei futuri consumatori.
C'è dunque stata un'evoluzione più lenta?
Purtroppo questo settore vive un po' nell’impasse perché ha storicamente un percorso molto diverso da quello del vino (pur essendo stati entrambi per tantissimo tempo un alimento prima che un prodotto edonistico), dove l’olio è stato molto sovvenzionato con le famose integrazioni per decine di anni, che non stimolavano gli imprenditori a fare meglio poiché il mancato reddito era colmato a priori dallo Stato. Nonostante le integrazioni esistano ancora oggi (probabilmente con intensità minore) l’imprenditore olivicolo si è sicuramente rimboccato le mani e possiamo finalmente ammirare un “risveglio” di questo mondo che trovo estremamente affascinante.
Come andrebbe cambiata o migliorata secondo voi la comunicazione dell'extravergine di qualità?
La risposta su come incrementare la notorietà dei nostri evo è già nella domanda: qualità. Per noi italiani, l’olio è da sempre qualcosa prodotta in casa, per il consumo familiare, e spesso non si è fatto un lavoro sulla qualità. È determinante quindi individuare questo processo di miglioramento, cercando ad esempio il giusto grado di maturazione delle olive (ovvero in anticipo rispetto a quando le raccoglievano i nostri nonni) la tipologia di estrazione più adatta alla tipologie di olive in uso, e tutti gli altri aspetti che determinano la qualità finale del prodotto.
Ovviamente senza tralasciare di comunicare al pubblico questi aspetti e queste nuove interpretazioni di fare olio. Purtroppo ancora oggi la discriminante maggiore, nella scelta di un olio evo, è il prezzo. In pochi sanno effettivamente cosa c’è dietro alla produzione di un olio di qualità, è impensabile avere un olio a 3€ a litro. Questo perché c’è sempre una scarsa comunicazione dell’effettiva resa di un ulivo, delle lavorazioni necessarie e così via.
Qual è il vostro approccio al concetto di sostenibilità ambientale?
Il nostro approccio alla sostenibilità è un percorso nato ormai da molti anni, già con la realizzazione della nuova cantina aziendale, primo progetto in bioarchitettura e sostenibilità del Meridione.: una cantina realizzata con materiali di recupero e riciclo, a ciclo chiuso, dove tutta l’energia che produciamo viene impiegata in azienda, recuperando le acque piovane per usi agronomici. Il nostro è un concetto di sostenibilità ampio che riguarda anche i nostri vigneti e oliveti condotti in regime biologico certificato per i quali usiamo un sistema di centraline meteo predittivo, in modo da minimizzare le lavorazioni in campo e i trattamenti biologici sulle colture. Sostenibilità, infine, che portiamo anche negli imballaggi, che per quanto possibile ricicliamo e reimpieghiamo in nuovi usi in azienda -, oppure nella mobilità, con l’uso di autovetture elettriche che ricarichiamo con l’energia prodotta dai nostri impianti fotovoltaici.
Elena Fucci - Barile (PZ) - Contrada Solagna Del Titolo - 320 487 9945 - https://www.elenafuccivini.com
Oli d'Italia 2022 – pp. 544 – 13,90 euro - acquistabile in libreria e on line
a cura di Indra Galbo