La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alla parità di genere. Oggi intervistiamo Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura.
Intervista a Massimiliano Giansanti
C'è ancora un forte gender gap nelle aziende italiane. Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
La pandemia ha dato una forte spinta alla vulnerabilità economica delle donne. Anche l’ultimo rapporto del Global Gender Gap sottolinea come, in Italia, per quel che riguarda la partecipazione economica delle donne siamo solo in 114sima posizione, su 156 Paesi. Il dato, purtroppo, si commenta da sé. Cosa proporrei al Governo per le imprenditrici agricole? Faccio mia la richiesta di Confagricoltura Donna per inserire anche le aziende del mondo della produzione agricola nelle misure a sostegno dell’imprenditoria femminile. Finora, infatti, non sono stati previsti programmi di investimento diretti all’impresa agricola nel suo complesso produttivo, ma esclusivamente limitati all’attività di trasformazione dei prodotti agricoli.
Nella Sua esperienza lavorativa è mai venuto a conoscenza di episodi discriminatori nei confronti di una donna? Se sì, quali interventi ha adottato?
Non mi è capitato finora e sono convinto che non succederà mai. In Confagricoltura ci siamo anche dati un codice etico, abbiamo dirigenti e funzionarie brave e competenti e, dal prossimo giugno, avremo anche una direttrice generale a capo della struttura nazionale. Posso dire che la nostra organizzazione è in controtendenza perché aumentano le donne ai vertici. Abbiamo dimostrato, sul campo e a Palazzo della Valle, come l’apporto femminile faccia crescere la produttività e la sostenibilità del sistema. Tra le nostre associate sono numerose le valenti imprenditrici in tutti i comparti: dal vitivinicolo agli allevamenti, dall’olivicoltura alla cerealicoltura, dall’ortofrutticoltura alla floricoltura, oltre che nell’agriturismo e nelle fattorie didattiche.
Nel Suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Al nostro interno abbiamo Confagricoltura Donna, l’associazione che riunisce le imprenditrici del nostro sistema proprio per favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e delle pari opportunità nel settore agricolo e, più in generale, nella società e nell’economia. La questione femminile è complessa e non può essere, a mio avviso, liquidata semplicemente riservando delle quote rosa, sarebbe limitativo e in qualche modo ghettizzante. Occorre, invece, valorizzare meriti e professionalità, anche attraverso percorsi formativi dedicati. Abbiamo siglato accordi con diversi Istituti di credito per facilitare l’accesso ai servizi e ai prodotti offerti dalle banche, in particolare quelli di finanziamento, che si uniscono alle misure nazionali e regionali da noi richieste per fronteggiare le conseguenze dell’emergenza Covid-19 sulle imprese agricole. Ci tengo a sottolineare l’importanza dell'apporto innovativo delle aziende agricole condotte da donne; le sosteniamo e accompagniamo nella loro crescita, perché oltre a contribuire alla ripartenza economica e sociale del Paese, aprono la strada ad un futuro certamente più inclusivo e sostenibile per tutti.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Il divario di genere rimane ancora uno dei problemi più critici in Italia. È certo che per accelerare la ripresa del Paese è necessario valorizzare adeguatamente l’apporto fondamentale delle imprese condotte da donne, che rappresenta il 21% del totale nazionale. Promuoverle e valorizzarle significa sostenere lo sviluppo dell’Italia dal punto di vista produttivo, sociale e umano. L’imprenditoria femminile, aumentando le opportunità, rappresenterebbe uno degli strumenti capaci di ridurre il gender gap. Proprio per questo guardo all’istituzione del Fondo Impresa Donna e alle risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza auspicando che possano fare da volano per far crescere anche le donne imprenditrici impegnate nella produzione agricola, così importanti e, purtroppo, almeno in questo caso trascurate. Le aziende agricole femminili, in particolare, sono le più impegnate nella sicurezza alimentare, nel biologico, nella custodia della biodiversità, nella tutela del paesaggio e del territorio: in parole povere sono in prima fila per realizzare la transizione sostenibile.
Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle giovani generazioni in riferimento a questa tematica?
Seguite fino in fondo le vostre aspirazioni, mettetecela tutta per raggiungere gli obiettivi che vi siete poste. Siate ambiziose e esprimete con chiarezza i vostri pensieri e le vostre idee. Investite sulla formazione e sul vostro futuro: solo così potrete realizzare i vostri desideri e coniugare l’affermazione sociale, il lavoro e la vita privata. Oggi in Italia si contano più di 200.000 imprenditrici agricole, molte delle quali con meno di 35 anni e il 40% della forza lavoro dell’agricoltura è donna. Fatevi avanti c’è ancora spazio per chi vuole cimentarsi nel settore primario.
illustrazione di Ilenia Tiberti