Vinitaly 2022. Tutte le novità e gli appuntamenti fuori Salone
È iniziato il conto alla rovescia per Vinitaly 2022. Dopo due anni di stop - al netto della Special Edition dello scorso ottobre - il vino si ridà appuntamento a Verona dal 10 al 13 aprile per celebrare il ritorno alla “quasi” normalità e riuscire finalmente a realizzare quell’edizione n.54 rimasta troppo a lungo in sospeso a causa della pandemia. Sarà un appuntamento in cui si tornerà a parlare anche altre lingue, grazie ad un importante lavoro di promozione per assicurare una massiccia presenza di operatori e buyer internazionali (vedi box): d’altronde il nuovo traguardo di 7,1 miliardi di euro di export indica che, nonostante tutto, il mondo continua a bere italiano. E, come di consueto, insieme al Salone del Vino, si svolgeranno Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino olio e birra e a Sol&Agrifood, la rassegna dedicata all’agroalimentare di qualità. Spazio, infine, anche alle nuove tendenze e proposte, come ha raccontato in questa intervista al nostro settimanale Tre Bicchieri il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani.
Si riparte da Verona, dunque. Che Vinitaly ci aspetta?
Sarà un Vinitaly di ripartenza e ripresa. Anche se, a dirla tutta, il vino non si è mai fermato, tanto che possiamo affermare che il bicchiere è assolutamente pieno, come ci dicono gli ultimi dati export. Tuttavia, mancava quel momento di incontro e confronto face to face che Vinitaly ha sempre rappresentato. Se c’è un’eredità che il Covid ci ha lasciato è proprio il grande valore da attribuire ai rapporti umani.
Valore percepito soprattutto dalle cantine, immagino.. Qual è stata la risposta in termini di adesioni?
Il ritorno delle cantine è considerevole: avremo i numeri delle migliori edizioni di Vinitaly (oltre 4mila le adesioni; ndr). E proprio per offrire loro il meglio, stiamo lavorando tanto sulla domanda. Ad oggi sono già 680 i top importatori attesi in fiera da tutti i continenti.
Se guardiamo al calendario vitivinicolo 2022, Vinitaly sarà il secondo appuntamento in programma dopo Vinexpo Paris, visto che ProWein ha preferito spostarsi a maggio. Una scelta, quella della messe di Düsseldorf che, in qualche modo, premia Veronafiere?
Siamo contenti di essere rimasti fermi sulle nostre date: aprile è un ottimo periodo per la ripartenza della campagna annuale delle cantine. E, da quel che possiamo vedere, le aziende stanno ottenendo un ritorno improntate dal fatto che Vinitaly cada prima di ProWein. Sarà un bel test. D’altronde per gli operatori sarà l’occasione di partecipare ad una fiera importante che, a due mesi da Wine Paris, potrà contare su meno restrizioni e, quindi, più presenze.
Ma ci sono ancora limitazioni all’incoming da fuori confine? E quali Paesi hanno già dato la loro adesione?
La situazione è parecchio migliorata rispetto a poco tempo fa, ma ovviamente ci sono ancora delle restrizioni soprattutto per quel che riguarda la Cina, a seguito degli ultimi provvedimenti di lockdown emanati dal governo di Pechino. Ad ogni modo, l’Asia sarà ben rappresentata grazie a Giappone, Singapore, Corea del Sud, Thailandia. Ottima risposta è quella che sta arrivando dagli Stati Uniti - a tutt’oggi primo mercato di destinazione del nostro vino - e Canada. E poi c’è l’Europa: dalla Germania all’Austria, passando per il mercato Nordeuropeo presente al gran completo e toccando anche il Regno Unito.
Non ci sarà, invece, la Russia…
Purtroppo, dopo il Covid è arrivata anche la guerra in Ucraina a mettere a repentaglio gli equilibri mondiali. Chiaramente l’incoming dalla Russia è bloccato, ma ci auguriamo che presto
possa riprendere il dialogo, anche perché parliamo di un mercato molto importante per il nostro vino, che nell’ultimo anno ha raggiunto quota 345 milioni di euro. Sarebbe una grande perdita.
Torniamo al prossimo 10 aprile. Quali saranno le novità di questa edizione?
Tra le novità avremo l’area mixology, che aveva esordito, con grande successo, in occasione di Vinitaly Special Edition di ottobre e che sarà confermata e consolidata. Ci sarà, poi, un’area dedicata al biologico che è ormai una leva di acquisto sempre più importante, soprattutto nel mercato inglese e nordeuropeo. Tra i nuovi trend da tenere d’occhio e a cui Vinitaly è sempre molto attento ci saranno gli orange wine, che avranno un loro spazio apposito. E, poi, torneranno come sempre OperaWine con una selezione di 130 vini italiani (sabato 9 aprile alle ex Gallerie Mercatali) e la degustazione Tre Bicchieri del Gambero Rosso nella giornata inaugurale di domenica.
Cosa succederà, invece, fuori dal perimetro della fiera? Tornerà anche Vinitaly and The City?
Assolutamente sì. Si tratta di una scelta che in questi anni si è rilevata vincente e che con piacere torneremo a proporre. È importante, infatti, avere un Vinitaly rivolto ad operatori e buyer, ma senza per questo dimenticarci di tutti gli appassionati - soprattutto giovani - che potranno godere di tasting e masterclass in giro per tutta la città a partire dall’8 aprile.
A quale Paese sarà, invece, dedicato il focus di inaugurazione della 54esima edizione della fiera?
Ad un mercato che in questi anni si è sempre dimostrato molto fedele e che continua a crescere ed apprezzare i nostri vini, ovvero il Nord America. Si tratterà di un’indagine sui trend e sulla dimensione quantitativa. Mentre nella conferenza stampa di presentazione - prevista per il 30 marzo a Roma – analizzeremo il mercato italiano e i cambiamenti che ha registrato nel post Covid.
Finito Vinitaly, poi si riparte per l’Asia. Confermata la fiera Wine to Asia a Shenzhen?
Sì, al momento sono confermate le date del 7-9 maggio, con tutte le cautele del caso, a cui, purtroppo, il Covid ci ha abituato. Si tratterà di un Wine to Asia molto ricco, con 500 aziende iscritte, e che rappresenta un primo test di presenza in Cina, insieme all’evento di Chengdu (20-23 aprile), dove Vinitaly gestirà il Padiglione Italia nell’ambito del Wineseer Wine Fair Spring Session 2022 Chengdu.
Chiudiamo con un giudizio. Come reputa l’apporto del Governo al settore fieristico in questi due anni di emergenza Covid?
Devo dire che l’apporto - seppur in ritardo rispetto agli altri Paesi europei – è arrivato e ha permesso alle aziende fieristiche di riequilibrare l’asse economico-finanziario per, poi, ritrovarsi pronti alla ripartenza. Si può affermare che per fortuna il Governo italiano ha saputo comprendere la dinamica reale delle fiere e le ragioni del settore vitivinicolo, riconoscendogli il ruolo di importante driver per l’economia nazionale.
La mappa dei top buyer presenti in fiera. Record di presenze dagli Usa
Ad oggi sono 630 i top importatori che hanno aderito alla chiamata di Vinitaly. A questi si aggiungono ulteriori 50 operatori profilati della domanda che faranno il loro debutto a Verona grazie a un altro progetto di incoming ‘tailor made’, nato quest’anno e frutto della collaborazione diretta della fiera con circa 30 aziende espositrici di Vinitaly. Gli Stati Uniti, con 130 top buyer confermati, guideranno le delegazioni internazionali presenti in fiera: un risultato senza precedenti. Interessanti soprattutto le new entry dall’area high spending a stelle e strisce del Midwest e del Sud degli Stati Uniti a riprova degli ampi margini di crescita ancora inespressi, oltre al Canada, storicamente presente a Verona. Positiva anche la risposta dal Sud-America con operatori da 10 Stati sui 12 della macroregione (Ecuador, Colombia, Brasile, Argentina, Costa Rica, Perù, Guatemala, Messico, Panama e Cile). Tra le novità di Vinitaly 2022 c’è anche l’Africa, con collettive professionali da Mozambico e Kenya, mentre non ci sarà la Russia, dal momento che le azioni di promozione nella Federazione Russa sono state sospese. Dall’Europa, le delegazioni di Germania e dei Paesi del Nord - con Danimarca e Svezia in primis - sono tra le più numerose (rispettivamente 65 e 40). Infine, non mancherà neppure l’Asia, nonostante il permanere di alcune difficoltà di spostamento legate alla pandemia.
a cura di Loredana Sottile
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Questo articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 24 marzo 2022
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