Che si beva meno alcol è certo. Ma cosa significa? È possibile conciliare salute, leggerezza e gusto e tradizioni? A quanto pare sì, ed è la strada che nel mondo del bere miscelato sta illuminando la tendenza dei Cocktail Low e No Alcol: una nuova prospettiva del gusto che ha già fatto mobilitare grandi e prestigiosi marchi di spirits con nuove etichette e proposte, ma anche nuove avventure nel mondo della mixology a livello sia industriale che artigianale. Di questo si occupa l'ampio servizio nel mensile Gambero Rosso di luglio su questa tendenza che esplora il mondo del bere miscelato in Italia e nel mondo.
Un mondo in crescita esponenziale
Le previsioni di crescita per il comparto dei cocktail alcol free sono molto ben auguranti. Si stima infatti una crescita del 400% entro il 2024 per un valore che raggiungerebbe i 500 milioni di dollari a livello globale. Ma per capire quanto il fenomeno sia già tra noi, basti pensare che lo scorso aprile le ricerche su Google del termine “cocktail analcolico” in Italia hanno registrato un aumento del 115%. Per capire al meglio questo dato bisogna considerare che l’attuale quota di mercato è minima, pari allo 0,6%, e che quindi ogni spostamento porta a crescite a doppia cifra in valori percentuali. Ciò non toglie però che negli ultimi due anni il segno + abbia portato a ottimi risultati, con un 32,7% d’aumento della richiesta e una previsione di crescita media annua del 14% per i cinque anni a venire, per arrivare alla stima di 120mila litri di No-Low Spirit che saranno consumati nella sola Europa nel 2024. Nell'articolo che dà il tema alla copertine del mensile di luglio, ora in edicola, troverete etichette, aziende, date e numeri di una storia che ha origini lontane e che promette di far da protagonista anche nell'immediato futuro.
E nel mondo degli spirits alcolici...
Sicuramente siamo in un importante momento d’inversione di tendenza nel gusto e nelle richieste dei clienti. Si è passati da anni di cocktail dolci alla richiesta di sapori sempre più bitter. Una tendenza internazionale che favorisce però l’Italia, da sempre paese produttore di amari e di prodotti basilari per questo tipo di miscelazione. Se è innegabile che siamo appena all’inizio del grande boom dei Craft Spirits (distillati artigianali), è altresì evidente che il mercato si è in breve tempo riempito di nuove etichette di Gin a forte impronta territoriale, a base di botaniche locali, che possano raccontare al meglio i territori d’appartenenza, dando al cliente oltre che un drink rinfrescante anche un’esperienza da ricordare.
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parole di Federico Silvio Bellanca – scatti di Michele Tamasco