Làndhe, l’oro giallo della Sardegna
Alle falde del Monte Limbara, 13 km a sud-est di Tempio Pausania, nel 2019 è nata la microdistilleria artigianale Arsura dove viene realizzato il primo distillato di ghiande al mondo, Làndhe (ghianda, in lingua sarda). Un prodotto dal colore dell’oro antico e dal sapore floreale con ricordi di fiori d’arancio e note di camomilla, che si abbina perfettamente con cioccolato, dolci a base di miele, sigaro e tabacco dolce da pipa e che si differenzia dagli altri liquori per mancanza di acidità e l’unicità della materia prima. “Si tratta di un’acquavite 100% ghianda da sughero senza aggiunta di zuccheri o caramello né passaggio in legno, interamente lavorata in territorio sardo dal cofanetto prodotto artigianalmente e marchiato a fuoco a Mamoiada, all’etichetta in braille per i non vedenti fatta a Ortacesus, fino al cartellino in sughero realizzato a Calangianus”, spiega il Dott. Fabio Depperu dell’Azienda Agricola Frutti di Bosco e Distilleria Arsura che produce Làndhe.
La ghianda nella tradizione sarda
Il progetto per realizzare Làndhe è durato tre anni: 36 mesi di studio e ricerca, con il supporto tecnico dell’Università di Scienze e Tecnologie Agroalimentari di Udine, al termine dei quali è nato questo distillato unico e dal gusto originale. La materia prima - cioè la ghianda - è coltivata e lavorata interamente nell’azienda agricola dove da anni Depperu e il suo team si occupano di coltivazione e lavorazione dei frutti di bosco. La ghianda da sughero non è un prodotto esclusivamente sardo, ma sicuramente identifica più di tanti altri elementi la Sardegna: “La ghianda sarda è diversa dalle altre: a livello organolettico si esprime in maniera più delicata e gradevole, meno pungente rispetto alle altre ghiande che ho provato a lavorare, per esempio quelle toscane o spagnole; e anche se la nostra acquavite è un prodotto nuovo, in Sardegna è tradizione usare la ghianda come alimento”, continua Depperu. Nell’isola, infatti, in passato con la ghianda venivano fatti il pane e la ciofeca, surrogato di caffè realizzato con la ghianda da sughero tostata. L’utilizzo del frutto si ritrova, inoltre, anche in altre parti del mondo (per esempio, in Corea è un ingrediente usato per la produzione di un budino).
Un’acquavite unica al mondo
“La ghianda da sughero è sì un frutto ma anche un’amidacea. La differenza tra un prodotto amidaceo e un frutto normale sta nel fatto che quest’ultimo ha uno zucchero semplice e quindi è in grado di fermentare da solo, mentre l’amidaceo deve essere scisso con un enzima che trasforma l’amido in zucchero semplice e, a questo punto, si procede con la fermentazione. Il frutto della sughera, raccolto rigorosamente a mano, viene prima essiccato, macinato e poi, appunto, enzimato. A fermentazione avvenuta, viene infine distillato a fuoco diretto in un alambicco di rame della capienza di 140 litri, un prototipo progettato e ideato appositamente per la lavorazione della nostra acquavite”, conclude Depperu. La distillazione a bagnomaria è fondamentale per migliorare il prodotto, del quale si escludono teste e code e si conserva esclusivamente il cuore. Una volta portato a grado, si procede alla caratterizzazione dove, in più passaggi, si ottiene un distillato ambrato 100% ghianda da sughera pura. A lavorazione ultimata, da un quintale di ghiande, si riescono a produrre circa 15 bottiglie da 35 cl di distillato. Un’operazione impegnativa seguita nei minimi dettagli e svolta manualmente che succede a una rigorosa selezione della materia prima e precede l’obiettivo di intercettare un mercato di nicchia. Il risultato? Un prodotto unico al mondo, di altissima qualità, morbido ed elegante, che profuma di Mediterraneo.
a cura di Francesca Masotti