Cos’è il PNRR
Dopo il via libera alla Camera e al Senato e l’ultimo passaggio in Consiglio dei ministri, il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è in viaggio verso Bruxelles. Così la palla passa alla Commissione Ue, che dovrà dare il suo parere definitivo entro il primo agosto e, in caso di approvazione, entro settembre l’Italia potrebbe ricevere i primi 25 miliardi. Ma vediamo nel dettaglio. Nel piatto ci sono complessivamente 222 miliardi tra i fondi europei del Recovery Plan (191,5 miliardi) e le risorse nazionali (circa 30 miliardi). Sono sei le aree di intervento individuate: digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica (cui va il 30% del totale); infrastrutture e mobilità; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. In questo modo il premier Mario Draghi stima una crescita di 3 punti del Pil entro il 2026.
I fondi per l’agricoltura
Le misure che interessano il settore primario sono per lo più inserite all’interno della cosiddetta seconda Missione, dove si parla di Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica e, in particolare, sarebbero 2,8 i miliardi destinati a “Sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile”. Certo, si tratta di macro-interventi, ma sorprende che in un documento di 273 pagine non figurino mai le parole vino, viticoltura o enoturismo (su cui tanto si sta puntando per la ripresa). C’è da preoccuparsi? No secondo il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, che ha annunciato come “per il comparto agricolo sono stati stanziati 800 milioni per la logistica, 1,5 miliardi per sostituire le coperture degli stabilimenti agricoli con impianti fotovoltaici (il cosiddetto agrisolare), 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole e 1,2 miliardi, nel fondo complementare, per i contratti di filiera, che spingeranno il settore agricolo verso un’innovazione profonda. Inoltre” conclude “abbiamo stanziato quasi 2 miliardi per lo sviluppo delle produzioni e delle tecnologie inerenti il biogas e il biometano e 880 milioni per gli invasi e il sistema irriguo, così da aumentare la capacità di raccolta dell’acqua piovana, proteggendo questa risorsa fondamentale, per noi e per l’ambiente”.
Le reazioni del settore
Inoltre, come ricorda Coldiretti, ci sarebbero i 600 milioni per gli interventi di restauro e di riqualificazione dell’edilizia rurale e storica, nell’ambito “Turismo e Cultura”. “Si tratta di una svolta” è il commento della Confederazione “con il rilancio di piccoli borghi abbandonati si inizia a programmare l’Italia del post Covid oltre a salvare l’immenso patrimonio edilizio rurale italiano composto da 2 milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado”. A tal proposito, nel testo si legge che “l’intervento avrà ricadute positive sulle economie locali, favorendo il turismo sostenibile nelle zone rurali e valorizzando la produzione legata al mondo agricolo e all'artigianato tradizionale”. Basterà a rilanciare l’economia italiana e soprattutto il settore primario?
Appare scettica Slow Food, secondo cui questo Pnrr sarebbe “un piano di ammodernamento di un modello di sviluppo insostenibile, che non promuove la transizione ecologica che dovrebbe essere un passaggio da un modello all’altro e non un aggiustamento, pur se profondo, di un modello che si vuole perpetuare”. Il riferimento è, ad esempio, al rinnovo del parco macchine. Una misura che secondo il Comitato esecutivo di Slow Food Italia “può anche non voler dire nulla in termini di transizione ecologica o, addirittura, può avere effetti negativi, se dovesse tradursi nel passaggio a mezzi sempre più pesanti che compattano sempre più i suoli”. Probabilmente quel che è mancato in questi mesi è stato sostanzialmente un confronto con il mondo produttivo e associativo. Ma c’è ancora tempo per recuperare: la partita adesso si gioca nel passaggio dai macro ai micro-interventi. E lì non si può sbagliare.
RISORSE DESTINATE ALL’AGRICOLTURA
800 milioni per la logistica
1,5 miliardi per parco agrisolare;
500 milioni per innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare
1,2 miliardi contratti di filiera
a cura di Loredana Sottile
Questo articolo è tratto dal settimanale Tre Bicchieri del 29 aprile 2021 - Gambero Rosso
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