È figlio del tempo sospeso della pandemia, di quel lasciar germinare pensieri che si accompagna al silenzio e all'ascolto. Così nasce Scarpetta, una nuova rivista indipendente che porta la firma di Anna Prandoni, nome noto nel mondo dell'editoria gastronomica, alla guida di Gastronomika e prima ancora della Cucina Italiana (ultime tappe di un percorso ultraventennale nel settore). Ma questa volta è diverso: fuori dalle dinamiche dei grandi gruppi editoriali e del giornalismo a passo di carica, si cimenta con un prodotto diverso che si inserisce di diritto nel novero dei book magazine. Che sfugge dall'incalzare di ritmi serrati e dalla smania dei grandi numeri per porsi come spazio del bello. E ovviamente del buono. Di quel che vale la pena non lasciare andare, “raccogliere con un pezzo di pane ipotetico” dice Anna Prandoni, e gustare fino in fondo. A ritmo lento, secondo il passare delle stagioni, accolte, immaginate e raccontate in ogni nuovo numero del trimestrale.
Scarpetta prima di Scarpetta
Prima, alla fine dell'anno passato, c'è stata una sorta di numero zero che raccoglieva una suggestione ancora embrionale e la trasformava in Xstmas 2020. Fatto di getto, sulla spinta di un'onda emotiva “per fare il punto su un Natale che sarebbe stato (in)dimenticabile”. Dopo è nata l'esigenza di fermarsi e inquadrare quello spirito lì, perché non si trasformasse in qualcos'altro. E il progetto ha preso corpo e assunto la forma di un lavoro graduale, minuzioso, di quelli che uniscono visione aperta e miniatura, frutto di una prossimità umana che si traduce in racconto intimo. E che in tre mesi ha portato all'edizione della primavera.
La redazione virtuale
Cominciano in due: una giornalista, Anna, e una fotografa, Gaia Menchicchi, “è lei che preme, mi spinge, mi spreme. È la persona che ti porta ad andare avanti oltre il limite. Senza di lei non sarebbe nata questa cosa”. L'idea ora è continuare nei confini di un progetto minimo che segue le orme di quella microeditoria autoprodotta che ha il sapore dell'artigianalità, del fatto bene, della cura al dettaglio, del poco (o meglio piccolo) ma buono. Frutto di “un bellissimo sforzo di coppia” che si traduce in parole e immagini in equa distribuzione grazie anche all'intervento di altri autori, “persone che nel tempo abbiamo conosciuto”. E di cui condividono la visione. “Mi piacerebbe un sacco riuscire a fare una sorta di redazione virtuale il più ampia possibile, portando dentro le professionalità di tanti colleghi che scrivono per altre testate, e che hanno la nostra stessa visione o il nostro stesso gusto. Lo vedo come un posto aperto e spero che le persone che hanno qualcosa in comune con noi, che si sentono rappresentate da questo stile e da questo gusto, alzino la mano e dicano: voglio esserci”.
I temi di Scarpetta
“In Scarpetta si parla molto di cucina ma non volevamo limitarci alla cucina” spiega Anna “per questo abbiamo cercato un'altra modalità”. La chiave di lettura è nel nome, a quella voracità di fronte alle cose che ti piacciono e che ti spinge a rompere le regole. Quel tocco scapestrato di chi cede alla gola, alla tentazione che fa infrangere il recinto delle buone maniere con slancio gioioso e autentico. E a farlo per puro senso del piacere. La stessa voracità del raccontare il meglio di ogni stagione. Quindi accanto alla narrazione del cibo, fatta di ristoranti, ingredienti, preparazioni e piatti (quelli di chef e quelli casalinghi, con le ricette del lockdown di Anna Lopez) c'è un'ampia parte dedicata al viaggio - “per ora purtroppo solo virtuale” - di Emanuela Roncari (@MilanoSecrets) e Jessica Oneta (@amenoditreoredamilano), e poi si parla di Serie Tv che in qualche modo c'entrano con il cibo con Alessio Cannata “penna bizzarra e superdivertente”, di libri con Valentina Aversano (Strategie Prenestine), e di case rinnovate con Vanessa Pisk e Giandomenico Frassi. E poi c'è una storia di copertina che per questo primo numero è quella di Virna Toppi, prima ballerina del Teatro alla Scala che racconta una Milano da dove – nonostante tutto – la bellezza non è mai andata via e lo fa a passo di danza in una Galleria deserta. Così Scarpetta rivela un altro significato.
E come sarà il futuro di Scarpetta?
“Sono già contenta di avere il primo numero tra le mani” riflette “e mi sembra già incredibile avere una prospettiva a un anno. Ci basta per ora: siamo state così concentrate nel pensarla e farla, che adesso non so come potrebbe evolvere. Di sicuro” conclude “mi piace che nasca di carta in un mondo digitale, che è il mio mondo, volevamo fosse un progetto tangibile”. Lo sguardo ora è rivolto all'estate e a seguire all'autunno e all'inverno: “vorrei riuscire a mettere lì le cose belle che incontro e farlo nel modo che secondo me è quello migliore: curato e libero dalle logiche del budget e dei numeri”. Ma la carta non è morta? “Ci sono delle grandi potenzialità nella microeditoria dove ci sono meno processi decisionali, e budget e strutture diversi. Fare dei magazine su tematiche verticali, più piccoli, snelli, curati forse è la soluzione. Ci sono esempi bellissimi”. Per esempio? “Cereal, L'Integrale e molti altri. In queste produzioni c'è ancora un mondo che potrebbe tenere” Quello che si bisogna andare a cercare in spazi alternativi, che si muovono offline e online: sono librerie indipendenti, reali o virtuali (come Frabs che colleziona alcune delle migliori riviste su piazza), gallerie d'arte, concept store, certi ristoranti che adottano questi magazine. Pochi indirizzi che nel tempo cresceranno. Ma intanto Scarpetta c'è, “e la cosa principale è che ci stiamo divertendo da morire a farlo”.
www.scarpettamag.it – 15.90 € (per ogni copia venduta un euro sarà devoluto alla Croce Rossa)