Dieci tenute in sei aree vitivinicole italiane, con quasi 23 milioni di bottiglie prodotte annualmente e un fatturato che nel 2019 ha sfiorato i 190 milioni di euro. Santa Margherita Gruppo Vinicolo riceve il premio Cantina dell’Anno dalla Guida vini d’Italia 2021 del Gambero Rosso perché a fronte dei grandi numeri (oltre 700 ettari) è riuscita a proporre vini di livello eccellente da tutti i territori dove è presente, a cominciare dalla casa madre, Santa Margherita. In due parole: qualità in quantità. Il riconoscimento è frutto dell’impegno della famiglia Marzotto, che ha riunito nel tempo griffe di assoluto spessore del panorama italiano: da Ca’ del Bosco a Cà Maiol in Lombardia, passando per Kettmeir in Alto Adige, Lamole di Lamole in Chianti Classico e Mesa in Sardegna. L’amministratore delegato del Gruppo, Beniamino Garofalo, in questa intervista a 360 gradi, esprime grande soddisfazione per il traguardo raggiunto, ma guarda già al futuro e alle strategie da mettere in campo, dal marketing digitale alla sostenibilità ambientale, per affrontare il complicato momento economico.
Dottor Garofalo, oltre a farle le congratulazioni, le chiediamo un commento a caldo sul premio Cantina dell'Anno 2021.
Ci fa molto piacere e ci riempie d’orgoglio. Stiamo attraversando un periodo eccezionale che richiede nervi saldi, una rinnovata attenzione alle persone che fanno parte della nostra comunità, e una notizia positiva come questa non può che risollevare l’ottimismo e gratificare quanto costruito finora dalla famiglia Marzotto e dal lavoro di tutti i collaboratori che hanno contribuito a rendere grande questo sogno.
Il riconoscimento 2021 non è andato tanto a uno dei vari brand ma all'intero Gruppo. Che significato date a questa scelta, anche considerando la vostra lunga storia?
Il Gruppo è la nostra forza, che viene generata sia dalla nostra storia sia dal valore delle singole cantine. Senza retorica e per amore della comprensione: senza il Gruppo, alcune realtà, molto belle, che rappresentano territori eccezionali, che producono ottimi vini, non avrebbero – nonostante tutto ciò – la forza per proporsi nel mondo. Di pari passo, il Gruppo non avrebbe sul mercato il valore che ha se non potesse presentare, assieme ai grandi vini che tutti conosciamo, anche l’eccellenza di alcune nicchie, di alcune perle della produzione enologica italiana. C’è sempre un equilibrio da raggiungere fra queste due anime, ed è la bellezza – se mi permette – di Santa Margherita Gruppo Vinicolo.
Quale ritenete possa essere il valore aggiunto di un simile riconoscimento?
Il mondo del vino è cresciuto anche grazie a una stampa di settore indipendente, in Italia così come nel mondo, che ha svolto negli ultimi trenta, quarant’anni, una funzione straordinaria: sviluppare le competenze del largo pubblico sul vino alimentando una passione, ma anche sollecitare i produttori a non uscire mai dal binario dell’alta qualità. Se questa stampa ci dice che stiamo facendo bene è ovviamente un motivo di soddisfazione, vuol dire che siamo sulla rotta giusta.
Sappiamo che Santa Margherita Gruppo Vinicolo non si ferma e, in un anno difficile come quello attuale, sicuramente intende giocare in attacco e non in difesa. Quali saranno le macro aree di azione del futuro?
Santa Margherita Gruppo Vinicolo ha attraversato quasi un secolo di storia, ha trasformato territori quasi abbandonati in campi fertili, ha favorito la transizione italiana verso una produzione di eccellenza e non soltanto di quantità, ha intuito la forza di un modello di crescita condiviso con tante famiglie di agricoltori, in territori diversi rispettandone l’identità, e oggi è in prima linea nella lotta al global warming con l’autoproduzione di energia, la conduzione biologica dei vigneti e molte altre azioni concrete. Credo che oggi dobbiamo continuare a sostenere i partner dell’Horeca che in Italia e nel mondo stanno pagando un prezzo molto alto per questa pandemia e continuare a credere nel nostro modello di crescita e nel sistema Italia: non possiamo permetterci, ad esempio, di perdere a causa del Covid-19 cantine importanti del Made in Italy. Se c’è da agire in difesa del sistema-vino, noi ci siamo.
In un anno che sarà ricordato a lungo per l'esperienza, non ancora conclusa, legata alla pandemia da Coronavirus, quali sono stati gli impatti della crisi economica sui conti economici del Gruppo, considerando i mercati esteri, quello italiano e i vari canali di commercializzazione, dall'Horeca alla Gdo passando per l'e-commerce?
La forza del Gruppo sta nel fatto di poter contare su vini destinati tanto alla distribuzione organizzata che al canale Horeca, in Italia e nel mondo; collochiamo i nostri vini in 94 mercati nel mondo, coprendo tutti i cinque continenti, e dal 2016 possiamo contare sulla nostra società di importazione e distribuzione diretta a Miami per gli Usa, primo mercato di riferimento per l’export del vino italiano. Questo ci ha permesso di spalmare il “peso” della pandemia, bilanciando così gli effetti più negativi.
Quindi si può dire ci sia ottimismo?
Siamo fiduciosi, molto fiduciosi, su come finirà questo esercizio, vediamo segnali di ripresa in diversi mercati importanti, ma non è ancora finita: i conti li faremo alla fine e sarà importante come tutto il sistema vino, nel suo insieme, uscirà dalla crisi: mai come oggi conta l’intero settore e non soltanto il singolo.
Quali sono state le principali iniziative attuate per affrontare il nuovo scenario?
Sul mercato italiano abbiamo difeso i nostri partner dell’Horeca: con loro abbiamo studiato percorsi personalizzati per aiutarli a superare il lockdown e i suoi effetti. E proseguiremo con questa attenzione sino a quando il settore non si sarà ripreso del tutto. L’Horeca diventerà il nostro veicolo di comunicazione con il largo pubblico: saranno il nostro palcoscenico, lavoreremo ancora di più con loro, operando in un'ottica diversa, cercando un dialogo e una cooperazione che condividano un progetto di ripartenza.
Questo per il mercato interno, all'estero, invece?
Sui mercati internazionali, il nostro export team ha allargato il giro delle analisi e delle “proiezioni” con risultati sorprendenti: l’Australia si sta confermando, ad esempio, un nostro punto di riferimento importante; idem, la Germania così come nuovi mercati. Questa attenzione proseguirà.
Per chi fa alta qualità come il vostro Gruppo quanto è complicato muoversi in un contesto che, a detta degli esperti, porterà il consumatore a spendere meno per vini e bevande?
Recenti indagini condotte nella grande distribuzione dicono che, contrariamente alla crisi precedente del 2008, questa volta gli italiani non intendono in realtà rinunciare alla qualità nei loro acquisti alimentari. Evidentemente, è cambiato il modo di stare insieme delle persone, ma non sarei pessimista: Santa Margherita Gruppo Vinicolo può contare su un mix di offerta che garantisce a tutti i consumatori di accedere a un vino di alta qualità.
Il concetto di qualità non è sempre facile da trasmettere...
Dipenderà da noi far comprendere quella qualità: il lavoro nei vigneti, l’impegno per la sostenibilità, la difesa del paesaggio e della biodiversità, il lavoro fianco a fianco con la filiera, ma è un impegno che deve essere di tutto il sistema agroalimentare nazionale. I consumatori devono sapere quanto grande è l’impegno di questo settore (pensiamo soltanto allo sviluppo del biologico o alla valorizzazione delle varietà autoctone, nel vino come nell’ortofrutta o nella produzione cereagricola) per garantire sulle tavole degli italiani il meglio, quello che tutto il mondo ci invidia.
Il Gruppo, da sempre, si è caratterizzato per un impegno forte negli investimenti (tecnologie, comunicazione, sostenibilità). Quali saranno le direttrici che avete scelto nel breve e nel lungo termine?
Gli investimenti sono stati la forza del Gruppo, è vero: un ciclo che prosegue ininterrottamente dal 2005, che non è mai rallentato neppure nella fase più dura della crisi successiva al 2007, e che in questi anni ha comportato una spesa complessiva di oltre 280 milioni di euro. Anche per il 2020 abbiamo proseguito su questa strada, sebbene con le limitazioni e i ritardi generati dal lockdown.
Con quali obiettivi?
È evidente che vediamo Santa Margherita Gruppo Vinicolo come un’impresa sempre più proiettata al mercato globale, capace però di mantenere ben salde le sue radici in Italia. Siamo presenti in oltre 90 Paesi con una nostra società di importazione e distribuzione sul principale mercato al mondo, gli Usa. Siamo articolati in dieci tenute nei territori più vocati del nostro Paese e amplieremo ancora la nostra superficie vitata e i nostri marchi. Vogliamo restare nel gruppo di testa del mondo del vino italiano, sviluppare e mantenere quel ruolo sociale, una delle caratteristiche fondanti del Gruppo, che ha consentito di salvare molti vigneti eroici nel nostro Paese. Vogliamo proseguire nella salvaguardia ambientale e nel risparmio energetico che rappresenta la sfida importante di questa stagione storica.
Tra le altre strategie c’è quella della sostenibilità ambientale…
È una strategia di lungo periodo già avviata da tempo in tutte le tenute che compongono il nostro mosaico enologico e che già porta a risultati molto importanti. Ad oggi, più del 50% dei vigneti del Gruppo (complessivamente 712 ettari) viene condotto secondo i dettami dell’agricoltura biologica e l’esperienza maturata in questi anni evidenzia, tra le altre cose, come questa pratica consenta alle piante di affrontare i fenomeni correlati al riscaldamento globale con maggiore sicurezza. Ma questa è soltanto una delle strategie messe in campo.
Quali altre, allora?
Il Gruppo si impegna anche nella difesa della biodiversità in vigna, nella salvaguardia dei patrimoni boschivi che circondano le tenute e i loro vigneti; nel ripristino e mantenimento del paesaggio; nell’uso accorto dell’acqua dolce per evitarne lo spreco, grazie a impianti innovativi nell’irrigazione di soccorso.
Infine, uno sguardo ai nuovi consumatori e mondo digitale. Quali le mosse?
Vogliamo continuare a restare innovatori, come avvenuto con il Pinot grigio e il Prosecco, individuando nuovi varietali come Lugana, Vermentino di Sardegna o Carignano, che possano portare la cultura vinicola italiana nel mondo conquistando nuovi winelover. E per fare questo è indubbio che un’ulteriore direttrice di sviluppo debba essere la nostra componente digital. Questa crisi ha reso evidente la necessità di integrare gli strumenti tradizionali di comunicazione con nuove azioni: diventa fondamentale mantenere vivo il dialogo con i winelover, a prescindere dalla loro possibilità o volontà di uscire di casa o di viaggiare. Questo significa una rinnovata attenzione alla crescita dell’offerta di contenuti digitali e all’e-commerce, calibrato affinché non sia un mero strumento di vendita, ma piuttosto un canale preferenziale per avere maggiore contatto con i clienti finali e avvicinarli ai brand e alle loro etichette.
Santa Margherita Gruppo Vinicolo - Fossalta di Portogruaro (VE) - Via Ita Marzotto, 8 - 0421 246111 - www.santamargherita.com
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a cura di Gianluca Atzeni