Carmignano è una delle più storiche denominazioni italiane, e anche tra le più piccole. Un paesaggio collinare bellissimo, vicino Prato, dove i granduchi di Toscana andavano a caccia e passavano i mesi estivi. Qui, accanto al sangiovese, il cabernet sauvignon e il merlot sono presenze antiche, e fanno ormai parte della tradizione. Negli ultimi anni, con grande regolarità, la Piaggia della famiglia Vannucci s’è imposta come riferimento della denominazione.
Il Carmignano Riserva ’16 è il nostro Vino Rosso dell’anno. Al timone Mauro Vannucci, che ha creato l’azienda negli anni Novanta, oggi affiancato dalla figlia Silvia. Con i nuovi impianti dagli attuali 20 si arriverà a circa 25 ettari, e a superare, anche se non di molto, le 100mila bottiglie.
Fare vino a Carmignano è facile?
Non è mai facile, se vuoi fare un grande vino. Siamo in una grande zona, un tesoro nascosto ma di altissimo livello: un terreno di medio impasto, argilloso, con galestro, ricco di scheletro. C’è buona esposizione, e si può fare un grandissimo vino. Abbiamo tre grandi varietà, il sangiovese, il cabernet franc e il cabernet sauvignon, che possono dare grandi risultati.
Cosa ci vuole per fare un grande vino rosso?
Mio padre sostiene che il segreto sia la maturazione dell’uva. Devi raccogliere uve perfettamente mature, e per farlo devi diradare, devi rischiare, non lasciarti tentare da qualche quintale in più, devi essere pronto a perdere qualcosa. Ma questo vale se hai il terroir giusto. Mio padre è un uomo d’istinto, prende le sue decisioni “di pancia”, non è un programmatore… Ha un intuito e un coraggio incredibili. Ascolta tutti, si mette in discussione e cerca sempre di migliorare. Ha il senso dell’autocritica. E investire su Carmignano, denominazione non conosciutissima, è sinonimo di grande coraggio e fiducia in sé stessi…
Il mercato capisce?
Siamo partiti con due ettari e mezzo, anni fa, ma siamo in crescita costante… Era una scommessa. Il mercato è cresciuto negli anni, soprattutto l’inizio non è stato facile. Oggi è diverso, non c’è abbastanza vino per accontentare i clienti. Siamo cresciuti noi, ma è cresciuto anche il territorio. Il Carmignano è un vino che incontra il gusto moderno, sa di Toscana ma ha un palato cosmopolita. Affascina gli italiani ma piace molto nel mondo, dal Nord Europa agli Stati Uniti e al Canada, ma anche l’Asia cresce, il Giappone in particolare…
Italia o estero allora?
Siamo più conosciuti all’estero che in Italia. In Italia non c’è consapevolezza. Siamo schiacciati dalle grandi denominazioni, ma nel complesso il territorio cresce, anche se con stili e impostazioni diverse. Un panorama molto stimolante. E per noi di Piaggia l’export è un mercato fondamentale.
Il nome è grande, l’azienda non così tanto. Come si fa a distribuire un vino così?
È un problema grosso. Piaggia Riserva è tirata in 30mila bottiglie, ma potremmo venderne il doppio. Ad aprile il vino è finito, e da disciplinare non possiamo vendere la nuova annata prima del 29 settembre. È difficile gestire 5 o 6 mesi senza vino. Ora i clienti lo sanno, ma non è facile. Il problema più grande è fare le assegnazioni. E non vogliamo alzare i prezzi, la soluzione più facile. Vorrei solo continuare ad aprire nuovi mercati, ma per farlo servono numeri che spesso non abbiamo. Fare le allocazioni, gestire le prenotazioni è difficile, ma in compenso possiamo scegliere i migliori clienti, i più prestigiosi e affidabili.
Piaggia può crescere ancora?
Ora stiamo piantando, abbiamo trovato nuove vigne e gradualmente cresceremo fino a circa 25 ettari. Bisogna acquistare nei posti giusti, non si può piantare dappertutto. Mio padre è estremamente esigente, dai pali al portainnesto alla scelta dei cloni, è davvero scrupoloso. Ma nel frattempo anche la cantina si è fatta stretta, dobbiamo ampliarla per mantenere gli standard e migliorare. La terra è la prima cosa, ma non è l’unica. Credo che con la crescita cureremo il mercato italiano un po’ di più. Ma è sempre una questione di numeri… la storia della coperta….
Piaggia è il successo di una grande squadra?
Alberto Antonini come consulente, Emiliano Falsini come enologo, Federico Curtaz come agronomo, abbiamo iniziato con loro e siamo felicissimi. Mio zio Paolo è sempre in cantina… È stato un grande scambio di esperienze, dobbiamo moltissimo a tutti loro. Ma ci vuole la linea del produttore, un’idea di vino. E noi la nostra ce l’abbiamo. Viaggiamo, assaggiamo, ci confrontiamo continuamente. Ecco forse è questa la cosa principale: avere un’idea del vino che vuoi fare.
Piaggia - Poggio a Caiano (PO) - Via Cegoli, 47 - +39 055 8705401 - http://www.piaggia.com/
a cura di Marco Sabellico