Il museo
A Kerkrade, nel Sud dell’Olanda, il Cube design museum è il primo museo interamente dedicato al design, fra mostre di livello internazionale, laboratori interdisciplinari, workshop ed eventi. Fra cui trova spazio anche il mondo alimentare. L’ultima esposizione del momento è tutta dedicata al caffè, o meglio, alla cultura del caffè italiano, alle tradizioni tricolori legate alla bevanda, al culto della tazzina e tutto ciò che rappresenta nella Penisola e nel mondo. Un viaggio alla scoperta della storia dell’espresso che si propone di ripercorre passo dopo passo le fasi fondamentali di un prodotto che negli anni ha fatto la storia della tradizione italiana.
La macchina espresso
Perché – come abbiamo già ripetuto più volte – l’Italia ha molto da migliorare oggi in fatto di oro nero e bar di qualità, ma al contempo vanta una delle invenzioni più affascinanti del settore: la macchina espresso, strumento che affonda le sue radici nella Torino di fine Ottocento, con Angelo Moriondo, e che si è poi sviluppato nel tempo grazie a personalità come Luigi Bezzera, milanese che mette a punto il progetto e presenta la macchina nel 1901, Desiderio Pavoni, che un anno dopo ha in mano il brevetto, Pier Teresio Arduino, che intuisce la potenzialità del marchingegno e ne perfeziona il lato estetico. E ancora Achille Gaggia, che nel ’38 introduce un meccanismo a pistoni in grado di spingere l’acqua attraverso la polvere di caffè ad alta temperatura, creando così la prima macchina a pressione (fino ad allora funzionavano solo a vapore). Fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui i baristi professionisti possono fare affidamento su macchinari di ultima tecnologia e dal design avanguardista.
La mostra
A curare questo percorso espositivo dedicato al caffè, l’italiana Elisabetta Pisu, che ha raccolto capolavori dell’industria italiana di varie epoche. Da La cornuta (La Pavoni, 1948), macchina a sviluppo orizzontale progettata da Gio Ponti, alla Concorso aka Diamante, ancora La Pavoni, 1956, di Bruno Munari ed Enzo Mari. E poi la Pitagora (La Cimbali, 1862), la creatura di Achille e Pier Giacomo Castiglioni composta da 17 elementi, e le caffettiere domestiche disegnate da Richard Sapper, Aldo Rossi, Michele De Lucchi e Riccardo Dalisi per l’azienda Alessi. Ci sono i prototipi innovativi e le ultime macchine di design progettate da Toyo Ito, Doriana e Massimiliano Fuksas, e ancora la “Mirage Triplette”, nata dal famoso laboratorio artigianale dell’olandese Kees van der Westen, il prototipo in cemento per Lavazza del designer israeliano Shmuel Linski, la “Wacaco Minipresso”, prima macchina da caffè portatile più compatta al mondo per un espresso in movimento, e la “ROK Espresso Maker” completamente manuale. Non mancano, poi, modelli di marchi storici come Victoria Arduino, Gaggia, Faema, La Pavoni, Cimbali e l’immancabile moka Bialetti, macchinetta casalinga brevettata nel 1933 a Omegna da Alfonso Bialetti e divenuta nel tempo simbolo del caffè italiano nel mondo.
L’obiettivo
Lo abbiamo visto recentemente con il caso di Ortica, concept store romano che coniuga arte e caffè grazie all’entusiasmo di un gruppo di artisti contemporanei: arte e cibo sono due universi complementari che, fondendosi, riescono a catturare l’interesse di un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. Attraverso nuovi linguaggi, più immediati e dinamici, fruibili da tutti. Che si tratti di design, architettura o fotografia, il mondo dell’arte sarà sempre legato a doppio filo con la cultura gastronomica di un Paese. A dimostrazione di questa chiave di lettura, la mostra olandese, costruita proprio sul forte impatto del design in campo caffeicolo. Obiettivo dell’esposizione, infatti, è quello di dimostrare e raccontare come la passione italiana per l’espresso sia stata - e sia ancora oggi - fonte di ispirazione per designer e artisti. “Non importa se qualcuna di queste caffettiere è più simile a un palazzo che a una cuccuma”, ha dichiarato Alberto Alessi, fondatore dell’omonima azienda che per prima ha creato un ponte tra gli stilemi dell’architettura urbana e il design in oggetti di uso quotidiano. Ciò che conta è il modo in cui le forme delle macchine da caffè vengono concepite: progetti architettonici a tutti gli effetti.
a cura di Michela Becchi