Ca' Corniani. Una storia secolare
Con oltre 1700 ettari di estensione, la tenuta di Ca' Corniani, nell'entroterra di Caorle (Venezia), è una delle più estese aziende agricole italiane. Di proprietà Genagricola, l'area paesaggistica che prende il nome dai conti Corniani, lo è dal lontano 1851, quando Generali Italia (che controlla la holding agroalimentare, 25 tenute da Nord a Sud della Penisola, per 8mila ettari complessivi) acquistò quella che allora era una vasta area paludosa delimitata da due rami del fiume Livenza e dal canale Commessera. E ne avviò una pionieristica bonifica, ben prima delle campagne promosse in diverse aree della Penisola durante il regime fascista. L'impulso all'attività agricola fu immediato. Poi, però, durante la prima guerra mondiale, una repentina urgenza accantonò gli interessi dell'attività rurale: per placare l'avanzata minacciosa dell'esercito imperiale dopo la disfatta di Caporetto le campagne furono allagate intenzionalmente. Era il 1917. E di nuovo, passata l'emergenza, si trattò di bonificare l'area, stavolta a opera del regime. La peculiarità della tenuta, comunque, è rimasta a caratterizzarne l'ecosistema e le caratteristiche del terreno: a Ca' Corniani le campagne si trovano circa un metro sotto il livello del mare, 70 centimetri più in basso, per essere precisi, e a poche centinaia di metri in linea d'aria dal mar Adriatico (c'è anche un accesso via acqua).
La tenuta e l'attività agricola
Eppure garantiscono a Genagricola una produttività importante, 70% da agricoltura tradizionale, il restante 30% destinato alla viticoltura, anche se nel corso del tempo l'approccio alla produzione è molto cambiato. Diversi decenni fa, quando Caorle contava circa tremila abitanti, il lavoro nei campi di Ca' Corniani sfamava le famiglie di un'ottantina di mezzadri. Oggi la ricerca e l'innovazione tecnologica, con la meccanizzazione di molti processi agricoli, hanno drasticamente ridotto il numero di persone impiegate in campagna, una trentina di persone impegnate tra colture di barbabietola, mais e frumento. Di fatto, però, la tenuta ha ancora tante potenzialità da esprimere, e Genagricola ha scelto di scommettere su un piano di rilancio che del turismo rurale faccia una chiave di valorizzazione del territorio, e della storia di questi luoghi. Il progetto, intrapreso a partire dal 2014, entro il 2018 regalerà un nuovo volto al territorio, senza snaturarlo, ma anzi disegnando percorsi ciclopedonali per renderlo fruibile al pubblico.
La valorizzazione del territorio. Spazio al turismo rurale
32 chilometri di itinerari, con aree di sosta attrezzate, segnaletica informativa e interventi di land art per raccontare il paesaggio con il contributo di artisti italiani e internazionali; e persino l'impianto di nuovi boschetti di aceri, faggi, pioppi, che sottrarranno all'attività agricola circa un 5% della superficie coltivabile. Perché? L'idea è quella di perfezionare un modello all'avanguardia di sviluppo paesaggistico (con il contributo dello studio di architettura del paesaggio LAND), per ripensare la campagna come oggetto del desiderio di un turismo interessato alla natura, al paesaggio, alla cultura. Dietro c'è sicuramente la passione di Giancarlo Fancel, attuale presidente Genagricola, per la terra e il patrimonio rurale – pratiche, tradizioni, prodotti – che l'ha spinto a investire sul rilancio della tenuta storica. Già varato il progetto Terre d'avanguardia per valorizzare il sito con opere site specific – per ora sono stati individuati 5 artisti che parteciperanno al Concorso per le Tre Soglie, inaugurazione a maggio 2018 – l'idea è anche quella di recuperare alcune delle 70 cascine disseminate nel podere, compresa la villa padronale del corpo centrale, il vecchio mulino a pietra, la chiesa con annessa canonica. E creare un collegamento diretto con Venezia e la Laguna, sfruttando l'attracco sull'argine del Livenza, di cui dispone la Tenuta. La strada è quella tracciata da regioni che da anni scommettono sul turismo rurale, dal Piemonte alla Toscana, rivela Fancel, originario di Portogruaro, che vuole lanciare la “candidatura” del Veneto: che una pedalata tra cascine e campi di grano possa presto rappresentare una valida alternativa all'affollata spiaggia di Caorle?
a cura di Livia Montagnoli