Trump cerca braccianti agricoli. Stranieri
L'annuncio è di quelli che fanno quantomeno sorridere. La Trump Vineyard Estates cerca lavoratori stranieri da impiegare in vigna da aprile a ottobre, principalmente con mansione di raccolta dell'uva. Ovviamente quel Trump sta per Eric, nonché figlio Donald, ovvero l'attuale presidente degli States. Insomma l'uomo che ha basato tutta la sua campagna elettorale sull'importanza di ridare lavoro agli americani escludendo per quanto possibile gli stranieri, e che da ultimo ha firmato misure molto contestate sull'immigrazione. Secondo quanto riportato dal magazine inglese Decanter, la cantina, che si trova a Charlottesville (in Virginia) e produce bollicine, vini bianchi e rossi (Chardonnay, Sauvignon Blanc, Semillon e Viognier per i bianchi, Bordeaux, Merlot, Cabernet Franc, Petit Verdot e Malbec per i rossi) - “è la più grande cantina dell'East Coast” aveva sostenuto Trump promuovendo orgoglioso l'azienda di famiglia durante uno dei suoi comizi in Florida “facciamo buon vino all'altezza di tanti altri Paesi del mondo” - avrebbe presentato nei mesi scorsi, in piena campagna elettorale, domanda per ottenere dei visti speciali.
Il visto speciale H-2A. Solo gli immigrati vogliono lavorare nei campi
Se il Dipartimento del lavoro approvasse la richiesta, i 23 stagionali entrerebbero negli Stati Uniti, ufficialmente come immigrati e sarebbero pagati 11,27 dollari all'ora (quasi il doppio rispetto alla media nazionale di 7 dollari l'ora). L'attuale visto federale H-2A, infatti, permette ai datori di lavoro statunitensi di assumere temporaneamente lavoratori stranieri per un massimo di dieci mesi, con possibilità di rinnovo, e nel 2016 sono stati circa 8800 i visti temporanei richiesti al Dipartimento del Lavoro per impiego nell'agricoltura; ma in campagna elettorale The Donald si è molto battuto perché il sistema dei visti speciali fosse riformato per favorire l'assunzione di lavoratori americani al giusto prezzo, per marcare la differenza con gli esigui salari corrisposti agli immigrati. D'altra parte proprio il Presidente in passato (fino al 2012 è stato diretto intestatario della cantina) aveva sostenuto che “nessun americano è disposto a lavorare in vigna”.
Se si volesse guardare al lato ironico, sembrerebbe una risposta inconsapevole, contraddittoria e strampalata da parte del tycoon newyorkese alla provocatoria domanda “quanto valgono gli immigrati negli Usa?”, che lo scorso 17 febbraio si era concretizzata nel “Day without immigrants”, giornata in cui la manodopera straniera non si è presentata al lavoro, costringendo alcune delle più importanti insegne americane di ristorazione a rimanere chiuse. Del resto solo guardando alle assunzioni sottoscritte dalle aziende di proprietà di The Donald a partire dal giugno 2015, oltre 280 lavoratori – più di 70 impiegati nell'esclusivo resort di Mar A Lago - avrebbero documenti stranieri. E ampliando il periodo considerato, in 15 anni la famiglia Trump ha ricevuto il placet del Dipartimento del Lavoro per l'ingresso temporaneo di almeno 1250 lavoratori stranieri.
Il boicottaggio della Virginia
Intanto in Virginia continuano le azioni di boicottaggio nei confronti della stessa tenuta vitivinicola, con la campagna denominata 'Stop Trump Wine', che chiede di non acquistare dai negozi che vendono prodotti legati al presidente. È già successo per esempio nei supermercati del gruppo Wegmans – dieci punti vendita in tutta la Virginia- che dal 2008, prima che la cantina fosse associata alla famiglia Trump (all'epoca Kluge Estate Winery, l'acquisto risale al 2011, per oltre 6 milioni di dollari), contempla in catalogo cinque delle etichette incriminate (ma le bottiglie di Eric Trump sono reperibili in tante altre catene statunitensi, Whole Foods compreso). Ora la decisione dei vertici Wegmans è quella di interromperne la vendita non appena le scorte di magazzino saranno terminate, nel giro di qualche settimana.