Ci eravamo lasciati a settembre con la Rete del lavoro agricolo di qualità, organismo autonomo voluto dal Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) per contrastare il fenomeno del caporalato. Una realtà tragica di cui non si discute a sufficienza, che il Ministro Maurizio Martina aveva paragonato alla mafia. Fra le misure di prevenzione del caporalato, era anche in ballo un emendamento, richiesto da Martina e dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando, per la confisca dei beni per chi sfrutta i lavoratori in campo agricolo.
A quanto pare,gli sforzi dei Ministri, per ora, risultano vani. “L'odioso fenomeno del caporalato in Italia è ancora un problema non pienamente risolto”, commentano Cia-Agricoltori Italiani e Codacons, le due associazioni di categoria per gli agricoltori e l'ambiente, che hanno lanciato un'iniziativa al riguardo.
Il calendario
Per combattere questo fenomeno, con la collaborazione di Tiziana Luxardo, nasce il calendario 2016 “Siamo uomini o caporali...”. Il nome, ripreso dall'omonimo film di Mastrocinque del '55, che vede protagonisti Totò e Paolo Stoppa, denuncia lo sfruttamento umano nelle campagne. “Tra le vittime di questi criminali, spesso alimentati dal sistema delle mafie, ci sono proprio gli agricoltori perbene e i consumatori”. I primi, perché perdono di credibilità, infangando la propria immagine, i secondi perché acquistano in maniera inconsapevole prodotti che sono frutto di violenza e sfruttamento.
Le leggi varate dal Governo attendono di essere messe in campo, mentre “dal canto loro, gli agricoltori italiani, che per la stragrande maggioranza operano nella più cristallina legalità ed etica, utilizzeranno il calendario per invitare i colleghi ad aderire alla Rete del lavoro agricolo di qualità”.
Un progetto per contrastare una realtà atroce e promuovere un'iniziativa nobile, che punta a comunicare quanto più possibile un problema concreto, spesso dimenticato fra le pagine dei giornali. Un calendario che vuole restituire dignità a tutte le vittime invisibili del caporalato, “degli schiavi, alle volte dei veri “fantasmi”, i cui corpi non vengono neanche rinvenuti”.
a cura di Michela Becchi