L’arrivo del Gambero Rosso e dei migliori vini italiani è ormai un appuntamento immancabile per migliaia di wine lover asiatici e dei maggiori operatori del settore. Come ogni autunno, da anni ormai, la nostra equipe parte per l’Oriente per una serie di attesissime tappe.
Seoul
La prima è stata nella Corea del Sud, a Seoul, il 28 ottobre, con il Top Italian Wines Roadshow, nona edizione. L’evento s’è svolto in una location di grande prestigio, The Raum Convention Center, un maestoso edificio di oltre 33 mila metri quadri nel cuore di Gangnam-gu, la Beverly Hills di Seoul, sede delle più importanti aziende coreane ed internazionali della capitale. Un flusso ininterrotto di appassionati ha gremito i workshop di degustazione e il grande salone degli eventi per conoscere da vicino i protagonisti della scena enologica italiana - oltre sessanta le aziende presenti in questa edizione - e per degustare i loro migliori vini.
Gli abbinamenti possibili
In Corea c’è un interesse particolare per i vini e la gastronomia italiana in generale”ha commentato Tiziana Di Molfetta, consigliere dell’Ambasciata Italiana “e i nostri vini stanno dimostrando di poter accompagnare in maniera eccellente anche le specialità della cucina coreana”. Un tema questo che s’è dimostrato centrale sia nei momenti di degustazione tecnica, sia nelle conversazioni con gli operatori. “Il vino italiano ha un fascino particolare per noi” ci ha detto Sue Oh, sommelier e illustratrice di straordinario talento “ci racconta storie di un Paese che amiamo in maniera speciale per l’arte, la bellezza del paesaggio e per la sua straordinaria cucina. In questi ultimi anni, poi, stiamo scoprendo le infinite possibilità di abbinamento della nostra cucina con i mille diversi vini italiani. C’è tanto da assaggiare e da sperimentare”. Non ci credete? Provate le gustosissime costine di manzo (tenerissimo) alla brace, il galbi, con un Chianti Classico Gran Selezione, o la classica zuppa marinara, il sujebi, con una Ribolla del Collio... da non perdere.
Tokyo
Quello di Tokyo è un altro appuntamento classico del nostro tour asiatico. Anche quest’anno oltre mille persone hanno partecipato al Grand Tasting dei Tre Bicchieri il 30 ottobre nell’ormai consueta cornice del Grand Ballroom del Ritz Carlton, nel cuore della capitale nipponica. “L’Asia sta dimostrando una netta crescita nell’import di vino, ed è il continente trainante in quest’ultimo anno, caratterizzato da performance non certo esaltanti sugli altri mercati” ci dice Luca Torri, importatore e distributore di vino italiano in Giappone “si parla di un + 15% nei primi sei mesi dell’anno sullo stesso periodo del 2014. E il Giappone per fatturato è il nostro cliente più importante in Asia”.
Un mercato importante, e preparato, dice Daria Garofoli della griffe omonima di Loreto, nelle Marche “I giapponesi amano da sempre i nostri vini, e sono dei conoscitori scrupolosi, dei professionisti attenti alla qualità, dei partner commerciali affidabilissimi, senza contare che i nostri vini - e non parlo solo del Verdicchio dei Castelli di Jesi - accompagnano meravigliosamente i sapori della grande cucina nipponica”. Keisuke Kuroda, proprietario di due ristoranti italiani di successo a Tokyo, i Kurodino di Ginza e Kagurazaka, continua: “quello del Gambero Rosso è un appuntamento immancabile per noi è un’ottima occasione per assaggiare le novità più interessanti, i vini delle ultime vendemmia 'garantiti' dai Tre Bicchieri del Gambero. Per noi professionisti è fondamentale”.
Il mercato nipponico
Come si sta muovendo il mercato? Ci risponde Tadayuchi Yanagi, noto wine writer di Tokyio: “C’è una ripresa dei consumi dei vini d’alta gamma, non solo italiani, dopo un paio d’anni di stagnazione”.Aggiunge Kazuo Kawate, sommelier e formatore specializzato nei vini italiani “Quello del vino italiano è un panorama complesso, affascinante, e ricco di prospettive sia nei confronti della cucina giapponese, sia ovviamente di quella italiana, che è amatissima in questo Paese, ma richiede una forte specializzazione un’attenta conoscenza della materia. E Vini d’Italia del Gambero Rosso per noi è uno strumento fondamentale. Ed è l’unico disponibile in lingua giapponese. Non si può lavorare senza”. Ed è proprio per promuovere la cultura enogastronomica italiana che il Gambero Rosso ha fondato la sua prima Academy, a Tokyo, in cooperazione con la Japan Salt. Èin Kagurazaka, una strada del quartiere di Shinjuku famosa per i tanti eccellenti ristoranti. A un anno dalla sua apertura sono ormai centinaia i frequentatori dei suoi corsi di cucina italiana e di degustazione vino.
Gli abbinamenti possibili
I giapponesi iniziano ora a scoprire le potenzialità gastronomiche del Prosecco. È ciò che è emerso nel workshop presentato con Isao Miyajima, celebre firma dell’enogastronomia nipponica e traduttore di Vini d’Italia in lingua giapponese nelle sale del Ritz Carlton Hotel di Tokyo. 40 tra giornalisti e operatori nipponici hanno potuto conoscere gli stili e il territorio della più importante denominazione d’origine dedicata allo spumante nel mondo, in un incontro organizzato dal Gambero Rosso per il Consorzio del Prosecco Doc. Dal Prosecco tradizionale Colfondo, passando per i Brut e gli Extra Dry, un viaggio nella storia, la tecnica e il territorio di questa affascinante star del made in Italy enologico. “Raggiungeremo presto le 500 mila bottiglie annue, insieme alle Docg Conegliano Valdobbiadene ed Asolo.” dicono dal Consorzio Prossecco Doc “Siamo un territorio suggestivo, e siamo diventati il distretto spumantistico più importante del mondo. Quello che vogliamo, ora, è far capire ai gourmet e agli appassionati di tutto il mondo la straordinaria versatilità di questo vino. Che non ha timore di incontrare nessuna cucina del mondo, anzi...”. Nella degustazione s’è parlato molto di abbinamenti, per arrivare alla conclusione che... Prosecco Extra Dry e tempura, ad esempio, sono un pairing perfetto. Ma provate anche il Sauvignon Blanc con il sashimi, il Vermentino di Gallura per un temaki sushi roll, il Cerasuolo con lo yakitori di pollo e il Verdicchio con il ramen tempura. Per il tataki di tonno, invece? Provate una Schiava dell'Alto Adige e fateci sapere.
a cura di Marco Sabellico
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 12 novembre
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