Stop foie gras. Pam risponde al reportage di denuncia e ritira il patè dagli scaffali

24 Ott 2015, 14:00 | a cura di

Pietra dello scandalo è il gavage, l’ingozzamento forzato. Per questo molti Paesi, tra cui l’Italia, ne vietano la produzione, ma continuano a importare foie gras dalla Francia. Ma ora l’ennesimo video di denuncia scuote l’opinione pubblica, e Pam prende provvedimenti. 


Foie gras. Un cibo pregiato e crudele

Cibo pregiato a cui difficilmente un palato gourmet è disposto a rinunciare, il foie gras – fegato grasso d’oca o d’anatra – che arriva sulle nostre tavole è prodotto per oltre il 70% in Francia, in quegli allevamenti che sono fiore all’occhiello dell’eccellenza gastronomica transalpina. Il restante 30% arriva da Ungheria, Bulgaria, Spagna e Belgio, mentre nel mondo sono Cina, Stati Uniti e Canada a produrlo in piccole quantità (il 10% del totale).  In Italia – dove nel 2014 ne sono state importate 33 tonnellate -  la produzione è vietata, e da qualche tempo anche l’Unione Europea non fa nulla per nascondere il suo dissenso verso una pratica considerata crudele e lesiva dei diritti degli animali.

Il perché è presto detto: ogni anno sono 44 milioni gli animali uccisi per ottenere un quantitativo di foie gras sufficiente ad accontentare la richiesta ingente dei mercati internazionali e dell’alta ristorazione.

Gavage. Cos’è

E l’assioma di questa lavorazione esclusiva è ben chiaro a tutti: un buon fegato grasso non può prescindere dall’alimentazione forzata dell’animale. Che come documenta il recente reportage di denuncia diffuso da Essere Animale (Foie gras: Solo crudeltà) si riassume in enormi razioni giornaliere (per 15 giorni) di mais inserite direttamente nello stomaco delle oche inermi – rinchiuse in gabbie individuali – attraverso un tubo metallico. Tecnicamente definito “gavage”, il procedimento riguarda solo i pulcini maschi, portati alla lipidosi epatica (ingrossamento patologico del fegato, fino a 10 volte più grande del normale), mentre spesso le femmine sono uccise appena nate: il loro fegato non è sufficientemente pregiato per gli standard del mercato.

La petizione. Via dagli scaffali

Per questo l’organizzazione no profit ha promosso una campagna di sensibilizzazione che scoraggi la vendita e l’utilizzo del foie gras, peraltro consentiti dalla legge italiana (che pur ne vieta la produzione, come ricordavamo sopra). Nei giorni scorsi, al grido di #ViaDagliScaffali, Essere Animali ha lanciato una petizione rivolta all’opinione pubblica (sono già oltre 50mila le firme raccolte); obiettivo: convincere le grandi catene di supermercati a ritirare dagli scaffali il foie gras. E l’iniziativa, rivolta a Esselunga, Conad, Auchan, Pam/Panorama, Carrefour, Bennet e, non ultimi, i punti vendita Eataly della Penisola, ha già raccolto i primi risultati. Dai prossimi giorni i 153 punti vendita di Pam/Panorama non venderanno più il prelibato paté, come spiega in una nota ufficiale il direttore marketing Michela Airoldi, che annuncia l’interruzione immediata della distribuzione del prodotto in tutti i supermercati della catena. E ora gli altri che faranno?

a cura di Livia Montagnoli

Per vedere il reportage realizzato da Essere Animali www.stopfoiegras.org/

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