È uno tra gli errori più comuni che si commettono nella gestione di un vigneto, nel momento in cui ci si accinge a fare i trattamenti antiparassitari, magari in annate particolarmente difficili come quella 2014. Si tratta della mancata regolazione degli sprayer, che nebulizzano i fitofarmaci tra i filari. Un dettaglio spesso trascurato che può determinare da un lato un eccesso del prodotto usato, con conseguente aggravio di costi, e dall'altro un uso insufficiente e, quindi, meno efficace nei confronti della fitopatia da combattere.
A Gavi, nei vigneti di un'azienda campione (La Centuriona), è stato avviato il primo progetto in Italia di regolazione funzionale degli atomizzatori. Si prova così a venire incontro ai viticoltori con l'obiettivo di tutelare ambiente, apicoltura e biodiversità in quest'area a sud del Piemonte, ai confini con la Liguria, ma anche di individuare standard e linee guida generali per azioni efficaci.
“Il progetto è partito a maggio” spiega l'agronomo del Consorzio del Gavi, Davide Ferrarese “col posizionamento di cartine idrosensibili colorate sulla parete vegetale dei filari e a terra, che evidenziano la bagnatura dell’anticrittogamico, ne misurano la quantità e il raggiungimento del bersaglio. Un'errata regolazione del dosaggio del fitofarmaco e dell'acqua a seconda del periodo vegetativo può causare problemi con le malattie. Inoltre, se un trattamento è efficace riduce la possibilità di farne degli altri in futuro”.
E i vantaggi sui costi sono evidenti, ma andranno quantificati nel periodo di sperimentazione (in collaborazione con Cadir-Lab di Quargnento, Alessandria), che dovrebbe essere di almeno due anni: “Per ora ci sono i vantaggi sulla qualità delle uve, che risultano più sane” conclude Ferrarese “con un generale minore impatto sull'ambiente, verso una viticoltura più sostenibile”.
a cura di Gianluca Atzeni