Storia e territorio
La coltivazione della vite nella valle del Tirso ha origini antichissime. Nell’attuale zona di Cabras, presso il sito archeologico di Sa Osa, sono stati ritrovati vinaccioli che risalgono addirittura all’epoca della civiltà nuragica (2.000 a.C.). La Vernaccia pare sia arrivata a Tharros con i primi navigatori Fenici e numerose testimonianze confermano che il vitigno era sicuramente conosciuto fin dal tempo degli antichi romani. Attorno all’anno 1.000 d.C, a seguito delle incursioni saracene, gli abitanti di Tharros abbandonarono la città e fondarono i nuovi insediamenti di Cabras e Oristano. Proprio in questo territorio, sui terreni sabbiosi della penisola del Sinis, ancor oggi viene coltivata la Vernaccia. Un paesaggio di rara bellezza, che accoglie vigneti, spiagge bianche e uno splendido mare turchese.
Riconosciuta Doc nel 1971, la Vernaccia di Oristano è un piccolo gioiello del nostro patrimonio ampelografico, che regala un vino dal sapore antico. Un vino da salvare e che rischia di lentamente di scomparire. Negli ultimi venti anni, gli ettari vitati a Vernaccia sono passati da circa 2.000 a poche centinaia. Il consumo è diminuito ed è mancata la valorizzazione di un territorio e di un’eccellenza della nostra enologia, che nulla ha da invidiare ai famosi vini spagnoli di Jerez.
Caratteristiche
La Vernaccia di Oristano, secondo antica tradizione, è coltivata con impianti di densità elevata e rese molto basse, attorno ai 50 ettolitri per ettaro. Oggi coesistono il vecchio sistema di allevamento ad alberello con la più moderna controspalliera, ma sempre con poche gemme per ogni pianta, in modo da avere sempre uve di grande qualità. La vendemmia tardiva, verso la fine di settembre e l’inizio di ottobre, consente di avere un’importante concentrazione di zuccheri. Dopo la spremitura e la fermentazione comincia il processo di affinamento, che permette alla Vernaccia di sviluppare il suo particolare corredo aromatico.
La Vernaccia di Oristano Doc invecchia infatti per alcuni anni in caratelli di rovere e castagno. Le piccole botti sono tenute scolme per consentire lo sviluppo della flor, responsabile dei tipici sentori, che donano complessità olfattiva e gustativa al vino. Nella Vernaccia Di Oristano Doc Riserva, la maturazione nei caratelli scolmi può arrivare a oltre 10 anni. Il colore assume i toni caldi dell’ambra, l’aroma ricco e denso con sentori di frutta secca, nocciole e mandorle. Infine, le Riserve prodotte con il metodo Solera sono in grado di offrire emozioni che ritroviamo solo nei grandi vini di Jerez. Per produrre questa versione, le botti sono disposte in cantina su file sovrapposte in più livelli. Quando viene immesso nelle botti poste in alto il vino nuovo, a cascata, un’uguale quantità passa dalle botti superiori a quelle immediatamente sottostanti. In questo modo, il vino nelle botti alla base della piramide, è composto da un blend di diverse annate e ogni anno si rigenera arricchendosi di nuovi aromi. Stiamo parlando di un vino che ha come basi riserve invecchiate nella Solera diversi decenni, con annate che possono risalire ai primi anni del secolo scorso. Un vino di grande carattere, complessità e personalità, vellutato e suadente, con aromi di frutta tostata, datteri, fichi secchi, miele di castagno. Una vera esperienza sensoriale di grande intensità e persistenza.
Produttori
Tra i principali produttori ricordiamo Contini, che propone la Vernaccia di Oristano in numerose versioni: Vernaccia Doc, invecchiata in botti di rovere e castagno per circa 10 anni, la versione Riserva, che matura in caratelli scolmi per oltre 20 anni e l’Antico Gregori, realizzato con il metodo Solera. Molto interessanti anche le due interpretazioni della Cantina Sociale della Vernaccia: la Vernaccia di Oristano Doc Riserva Juighissa e la Vernaccia di Oristano Doc Riserva Judikes. Da ricordare infine la Vernaccia di Oristano Riserva realizzate da piccoli produttori attenti alla qualità come Mauro Putzolu e i Fratelli Serra.
foto: azienda Contini
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