Natale, è tempo di giochi di società. E sul mercato - per ora in Francia - arriva “Monopoly de la France viticole” by gruppo media "France Agricole". Così, come avviene nel tradizionale gioco da tavolo diventato un cult in tutto il mondo, in questa versione vitivinicola si compra, si vende, si tratta, si investe e si rischia, ma al posto di hotel, vie e palazzi, ci sono uve, château e interi caveau.
Così, ad esempio, il quotatissimo Parco della Vittoria diventa la denominazione del Corton Charlemagne, Viale dei Giardini è la Champagne, Largo Augusto è Margaux. Le stazioni, invece, sono sostituite dai Salon de Vin di Parigi, New York, Hong Kong e Londra. A rimanere lo stesso è, invece, il carcere: poco cambia se si tratta di compravendite di proprietà vitivinicole o immobiliari. Occhio alle multe: pescando dalle carte imprevisti si può incappare in sanzioni per l'utilizzo di pesticidi in vigneti biologici. Infine, a dimostrazione che giocare è una cosa seria, ci sono i prezzi dei vigneti, regolati sul decreto del 26 luglio 2013 che stabilisce la tabella indicativa del valore medio di mercato nel 2012.
E se l'andamento di un settore si vede dal marketing che vi si crea attorno, quello del vino deve essere senz'altro un mercato ben florido. In Francia sicuramente. A quando il Monopoli vitivinicolo nella versione italiana, per spartirsi i vigneti di Langhe, Chianti o Franciacorta?
E mentre i francesi sono occupati a spartirsi vigneti sul cartellone, c'è anche chi al Monopoly vitivinicolo partecipa dal vivo. È il caso di una grande catena alberghiera cinese, New Century Tourism Group, che ha appena acquistato Château de Birot, una tenuta di 37 ettari a 5 km a Sud della città di Bordeaux. Una trattativa in cui ha fatto da intermediario Christie’s Real Estate e di cui rimane top secret la cifra concordata. La tenuta è stata fondata nel XVIII secolo e dal 1989 è di proprietà della famiglia Fournier-Casteja, che ha portato avanti una politica di pressing sul mercato cinese. Tanto che il suo Bordeaux dell'annata 2008 è stato selezionato dal rivenditore online Wangjiu come il più adatto al palato cinese, cosa che in poco tempo ha comportato un ordine di 12 mila bottiglia dalla stessa piattaforma.
Adesso, c'è da crederlo, le vendite saranno ulteriormente incrementare: il gruppo alberghiero New Century si servirà quasi sicuramente della sua rete- ben 192 hotel - per distribuire il vino della tenuta appena acquistata.
La notizia della compravendita arriva a pochi giorni da un'altra acquisizione vitivinicola, quella di Chateau La Bastide (nella regione di Corbieres Languedoc-Roussillon) finita in mano ad un'altra società cinese, la BHC International Wine Assets Management che ha comprato i 60 ettari della tenuta per sei milioni di euro. Una conferma di come l'interesse cinese per gli Chateau francesi non sia per nulla scemato, semmai spostato verso la ricerca di un miglior rapporto qualità-prezzo, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulle proprietà Grand Cru.
a cura di Loredana Sottile