Momento buono per il Carignano del Sulcis. Secondo stime del Consorzio, le cinque cantine associate (Santadi, Calasetta, Sardus Pater, Mesa e Agricola punica, per un totale di 4.500 ettari) hanno chiuso il 2013 con un aumento delle vendite tra il 5% e il 7%. E puntano al potenziamento delle esportazioni, grazie a un piano promozionale triennale partito nel 2013 (con 600mila euro spesi nel primo anno) che sta insistendo, con workshop, tasting, incoming di giornalisti, sui mercati Usa, Giappone, Cina e Russia.
"La fama di questo vino è in crescita e puntiamo ad aumentare entro il 2015 la nostra attuale quota export che, in media, è del 30%", dichiara a Tre Bicchieri il presidente Antonello Pilloni (Cantina di Santadi). Attualmente, la produzione di questo rosso della Sardegna sud-occidentale si attesta a 1,6 milioni di bottiglie, per un valore stimato alla produzione di 9 milioni di euro. "Si tratta di cifre destinate a crescere ma" avverte Pilloni "c'è bisogno di preservare l'aspetto qualitativo, a partire dalle uve, che devono essere ben lavorate e ben retribuite ai conferitori. Eventuali aumenti di produzione vanno quindi legati non a maggiori rese, semmai a nuovi impianti. La strada è impegnativa. Ricordo che ancora oggi, una parte di Carignano è venduta fuori zona e poi declassata".
In questo percorso, il Consorzio non nasconde la volontà di coinvolgere altri piccoli produttori del distretto, che interessa 17 Comuni. "Le porte sono aperte e chi ha intenzione di fare qualità è il benvenuto. Ma non vogliamo avventurieri", osserva Pilloni. Una delle strade percorribili potrebbe essere la Docg, e qui il presidente predica prudenza: "Il Carignano se lo meriterebbe, ma non bisogna correre. Al nostro interno se ne parla e se ne discute. Ricordo, però, che sulla carta una Doc vale quanto una Docg. Il vero valore, infatti, viene sempre dal buon vino".
A cura di Gianluca Atzeni