Se Nicola Salvi ha scelto Roma per aprire la prima pasticceria vegana crudista d'Europa, Simone Bonini ha duplicato proprio a Campo de' Fiori la sua Carapina (per chi non lo sapesse, sinonimo e marchio di uno dei gelati artigianali migliori di tutta la Penisola) e se, infine, diversi mesi fa la squadra de La Torre ha scelto il lusso di Casa Fendi per un trasloco in grande stile nella Capitale, non sarà certo e solo per la “grande bellezza” della Città Eterna. Spettinata, un po' squattrinata, disordinata nella sua espansione urbana, Roma è d'altro canto una piazza viva e dinamica, fertile di innumerevoli piccole e grandi imprese intorno al mondo del food & wine, in grado di attrarre a sé addetti ai lavori e non di ogni provenienza e specializzazione.
Disegnarne una mappatura esaustiva in più di 1500 insegne, tra luoghi del cibo e del vino di tutti i generi e le fisionomie, e stabilire una linea di confine tra quello che, secondo noi, è dentro ed è fuori dal concetto di “vale la sosta” (leggi cena, acquisto, merenda, colazione ecc.), non è stato affatto un gioco da ragazzi. 25 anni fa, quando il “libretto” (che oggi è un volume di 256 pagine) prendeva forma per la prima volta, contava un paio di centinaia di ristoranti, trattorie e botteghe, ed era il primo embrionale tentativo - circoscritto alla città - di guidare alla scelta l'appassionato.
Un quarto di secolo più tardi, ecco una guida in crescita costante anno dopo anno, frutto di mesi di “investigazioni” capillari in ogni quartiere, nelle periferie, e ovunque in regione, a una ragionevole distanza dall'Urbe, abbiamo avuto il sentore e la successiva riprova di una cucina o di un artigiano di spessore. Sul fronte cittadino, la gara con la rivale meneghina (che di questi tempi è tutta un fremito in attesa dell'Expo) si attesta su un pareggio inaspettato (e insperato), perché anche a Roma si è imparato, nel tempo, a fare business intelligente sulle tendenze, nuove o già collaudate che siano: locali polifunzionali in tutte le salse (dal coefficiente di qualità variabile), pescherie che affiancano al bancone una proposta cibo più o meno raffinata, oyster bar o tavola calda che sia, uno street food sempre più vivace, diversificato e soprattutto curato, e tanti locali votati all'alimentazione naturale e in generale alla sostenibilità tout court, tra bistrot biologici o vegetariani e botteghe.
Non ci siamo dimenticati della ristorazione, media, alta e altissima, in tutte le sue varianti, del gioco delle classifiche, dei premi speciali. Siamo stati molto attenti nell'esprimere e argomentare le valutazioni, nel rendere efficace, preciso e “utile” il racconto di ogni insegna, nel compilare una guida affidabile e maneggevole nella consultazione e piacevole nella lettura. Per le sorprese e le novità, l'appuntamento è domani alla Città del gusto di Roma.
a cura di Valentina Marino