“Parliamo di questa meraviglia delle meraviglie”. Comincia così la nostra intervista ad Alessandro Grassi, fondatore, assieme a Francesco Barthel e Claudio Mariottini, di Desinare: luogo e crocevia di persone fresco d’inaugurazione (ha aperto i battenti il 6 marzo) nel cuore della Firenze verace d'Oltrarno, dove vengono organizzati degustazioni, corsi di cucina, momenti conviviali ed eventi, e dove il bello e il buono finalmente s'incontrano senza conflitti d’interesse. Desinare si trova all’interno dello showroom (ma anche laboratorio, falegnameria, studio di architettura, o più semplicemente fusione armonica di tutti questi elementi) di Riccardo Barthel, uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi della città. Qui il sapere antico degli artigiani incontra il design moderno in uno stile inconfondibile che arreda – tassativamente su misura – sia case che yacht che qualsiasi tipologia di ambiente, nel rispetto dei valori e della tradizione dell'artigianalità fiorentina. Siamo infatti in un contesto come quello dell'Oltrarno Fiore, il quartiere fiorentino noto per le numerose botteghe artigiane.
Ma veniamo a Desinare: “L'idea era quella di realizzare un posto bello e buono all’interno di un villaggio-atelier con quarant’anni di storia, dove ci sono gli artigiani, quelli veri, quelli che non svestono i loro panni una volta tornati a casa. Questo spazio, ricavato da un'ala adibita a uffici, è oggi tutto dedicato alla convivialità. Da qui il nome Desinare che, nella cultura domestica fiorentina, indica il momento della giornata in cui uomini, donne e bambini si riuniscono intorno alla tavolata di famiglia per scambiare quattro chiacchiere e ovviamente del buon cibo”.
I tre soci attraverso Desinare danno vita agli oggetti del mondo Barthel, in un contesto in cui il grande fare italiano incontra la bellezza del luogo. “Conoscevo lo spazio perché lavoravo come ufficio stampa di Taste e lì abbiamo organizzato varie presentazioni. Da sempre ho pensato fosse un luogo da sfruttare e da rendere vivo, così ho lanciato l'idea a Francesco, che gestisce lo showroom assieme a papà Riccardo. Lui l'ha accolta benissimo, così abbiamo coinvolto anche Claudio. Tutte e tre viviamo di altro (io ho un'agenzia di comunicazione) e, non avendo la necessità di guadagnare o speculare su chi frequenta questo luogo, abbiamo un unico obiettivo: la qualità. Questa è la chiave di volta che permette di distinguerci da altre realtà simili. Per noi è una sorta di piazza in cui ci siamo trovati a condividere la passione per il buono e quella per il bello”.
È un luogo dove poter vivere un’esperienza italiana in cui a farla da protagonista è un’inconfondibile anima di casa, “non ci sono piani d'acciaio né moduli impersonali ma oggetti che rispecchiano perfettamente lo stile e la qualità Barthel, dai piani a induzione agli abbattitori, passando per i forni sotto vuoto fino al grande tavolo multi funzionale, stile tavolo sociale, che dà direttamente sulla corte interna tra i palazzi, con una vista pasoliniana sui balconi bianchi di panni stesi”. E nel grande tavolo comune, che Alessandro descrive con orgoglio, avvengono tante cose: si assaggia, si allestisce un set, si degusta il vino oppure si crea la mise en place a seconda delle varie occasioni; attorno a questo c’è uno spazio che può ospitare fino a cinquecento persone. “Siamo una sorta di villaggio in pieno centro, dove l'artigianalità si respira un po' ovunque, può essere considerato un luogo di incontro e di scambio, dove ospitiamo gli amici ma anche chef internazionali; finora ci sono venuti a trovare Fulvio Pierangelini, in un battesimo di fuoco, Filippo La Mantia e Gabrielle Hamilton del Prune di New York”. Poi, quasi per effetto valanga, da semplice cucina dove accogliere gli amici è diventato un progetto articolato, fatto di corsi ed eventi, che coinvolge chef e sommelier, ma anche una food photographer e un’esperta in mise en place. “Collaborano con noi tre cuochi, tutti diversi tra loro: Arturo Dori, colui che ha rivoluzionato la cucina toscana negli anni novanta, Luisanna Messeri, interprete della vera cucina di casa, e Alberto Navari, che ha rivoluzionato il concetto di bottega gastronomica con la sua gastronomia ZEB, che offre confort food tradizionale. Tre persone con tre caratteri differenti che raccontano storie complementari, utili per non dare ai nostri allievi un solo e unico punto di riferimento. Abbiamo poi coinvolto Leonardo Romanelli che insegna il food & wine pairing, per valorizzare i grandi vitigni italiani ed educare ai corretti abbinamenti con i cibi, e Chiara Giovoni che invece racconta il mondo delle bollicine in un’ottica inedita e originale. E ancora, Irene Berni, esperta in mise en place e decoro, e la food photographer Sofie Delauw”.
Non solo corsi all’interno di Desinare, è infatti possibile prenotare la location anche per eventi privati (il limite massimo è di trenta persone) dove ci si può improvvisare chef o portare il cuoco che più si preferisce. È anche ristorante? “No, non lo è, non lo vuole essere e non lo sarà mai. ÈÂ un progetto tecnicamente valido, dove l’obiettivo di rendere vivo un posto, che prima era solo spazio espositivo, è stato raggiunto. E la risposta da parte del pubblico sembra positiva. Desinare è l'espressione vivente di quello che Riccardo fa da quarant'anni, in una città come Firenze che, nonostante le sue tradizioni gastronomiche ben radicate, non offre molto in tema di scuole di cucina. Tra l’altro rappresenta una vetrina per tutti quei turisti che vogliono avvicinarsi alla cultura enogastronomica italiana, una cultura che racchiude sia il bello sia il buono che l’Italia racconta”.
Desinare | Firenze | via dei Serragli 234/R | tel. 055.221118 | www.desinare.it
a cura di Annalisa Zordan