“Il declino che stiamo vivendo adesso è iniziato quando si è deciso di spezzare di netto il patto secolare che gli italiani avevano stretto con il paesaggio” scrive Sergio Rizzo nell'introduzione al libro di Pazzagli. Una considerazione amara che scandisce un passaggio della nostra storia recente, condivisa solo da una parte dei nostri concittadini perché l’altra l’ha vissuta come una liberazione.
La lobby del mattone e del cemento ha profondi e trasversali legami nella nostra società e ha dato vita ad una cultura radicata dove i concetti di sostenibilità fanno un’immane fatica a radicarsi. Per questo oggi è difficile provare a risalire la china partendo dal territorio e dalla bellezza, che soffrono per le tante ferite inferte dopo la rottura di quel patto. Eppure, il riscatto può partire solo da lì, da quei comuni che hanno rappresentato e rappresentano l’Italia del territorio rurale, fatto di tante piccole città e paesi, veri o propri gioielli che rappresentano l’ultimo baluardo contro il totale degrado.
Il libro di Rossano Pazzagli si snoda partendo da una riflessione sull’esperienza dell’associazione Città del Vino, fondata a Siena nel 1987 da una quarantina di comuni, a cui sono stati chiamati ricercatori, giornalisti, produttori, intellettuali e politici, di estrazione e di opinioni anche assai diverse tra loro, che nel corso del 2012 hanno pubblicato sul sito web e sulla rivista Terre del Vino, i loro contributi. Riflessioni che hanno investito la storia del vino italiano negli ultimi 30-40 anni, l’importanza del territorio rurale, il ruolo dei Comuni, il rapporto tra agricoltura e turismo, la funzione della cultura e la debolezza – più che altro il vuoto - della politica. L’associazione è cresciuta nel tempo fino a superare i 500 municipi aderenti, costituendo una straordinaria esperienza istituzionale e politica che partendo dall’enogastronomia ci parla delle campagne e dell’agricoltura italiana, delle differenze e dell’unicità del Bel Paese. Ma il volume è anche un difficile tentativo di costruire una storia condivisa in un Paese dove la memoria non sembra essere una delle principali doti nazionali. Rossano Pazzagli, che insegna storia moderna presso l’Università degli Studi del Molise, e fa parte del consiglio direttivo della Società dei Territorialisti, ha provato a riannodare i fili per una possibile – e auspicabile - rinascita italiana scegliendo come vie privilegiate “la salvaguardia del territorio rurale e dell’autonomia comunale, così come la tutela e la valorizzazione delle risorse locali”. Un libro da leggere e sui cui riflettere.
Il Buonpaese - Territorio e gusto nell’Italia in declino | Rossano Pazzagli | Felici Editore | pp. 260 | euro 15
a cura di Andrea Gabbrielli