Ministro dell’agricoltura. Chi sarà il prossimo?

4 Feb 2013, 15:11 | a cura di

Primissima inchiesta sui nomi più accreditati per ciascun schieramento. La destra punta su Paolo Scarpa Bonazza Buora e Viviana Beccalossi. Al centro si guarda all’uscente Mario Catania. Il centrosinistra indeciso tra Dario Stefàno e Angelo Zucchi

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Pronti, partenza, via. Ogni volta che si riavvia la giostra – elezioni e nuovo governo - riecco il concorso pronostici. L’inevitabile toto-ministro, reso ancor più “caldo” dal vortice di facce e persone succedutesi sulla poltrona di Via XX Settembre negli ultimi tempi. Chi sarà il prossimo? Se lo chiede, è ovvio, il comparto agricolo. Non senza apprensione. Visto che ad analizzare le ultime (e penultime) vicende, resta d’alta attualità l’ironico warning di un arguto viticultore piemontese: “Qui tutti scendono, o salgono, in campo: ma di gente che ne abbia pestato o ravanato uno davvero, trovatemene mezzo”.

 

Vediamo allora di capirci qualcosa, sceverando partito per partito e schieramento (ma pure qui si è ancora al toto…) per schieramento.

Iniziando da destra. Dove se per ipotesi la rimonta di Silvio sempre-in-piedi dovesse, a sorpresa, concretizzarsi, in area Pdl sarebbe gioco a due, e pronostico stretto, tra il già sottosegretario, oltre che presidente uscente di Commissione a Palazzo Madama Paolo Scarpa Bonazza Buora (qui sopra), candidato alla Camera n. 6 in Veneto2 (Brunetta capolista, numero 3 Paniz), che emigra dal Senato per lasciare il posto all’avvocato del “capo”, Ghedini (e quindi ha, per così dire, titolo a risarcimento) e una accreditatissima competitor lombarda, Viviana Beccalossi.

 

 

A sua volta in Commissione Agricoltura (alla Camera), già assessore in Lombardia (e tra i pochi con “score” da sufficiente ad alto assegnato anche dalla controparte), stavolta corre come “sorella d’Italia”, “nominata” all’inizio addirittura da La Russa come alternativa a Maroni per il Pirellone. Ora è capolista in Lombardia 2: Bergamo, Brescia, Como, Sondrio, Varese. Beccalossi sarebbe, eventualmente, la seconda donna a governare il comparto agricolo dopo la pugliese Poli Bortone (stavolta fuori dai giochi per il Parlamento). Resta da vedere, poi, se in casa centrodestra la Lega sarebbe disposta a mollare una poltrona per lei strategica. Anche al netto di indagini e coinvolgimenti diretti (le vicende recenti sono note), il nodo delle quote latte, che sta per riaffacciarsi aspramente alla finestra dopo essere stato in apparenza cacciato dalla porta (costo per i contribuenti? Pari più o meno a un Mps bond, 4 miliardi), resta nodale nei rapporti con una fetta pesante del suo humus padano. Nel caso, l’uomo in verde sarebbe il trevigiano 59enne Giampaolo Dozzo, anche lui con alle spalle un sottosegretariato ai tempi di Alemanno ministro e coi freschi galloni (ottenuti sul campo dopo i vari scossoni in casa Lega) di capogruppo alla Camera al posto di Marco Reguzzoni.

 

Nel cuneo del Centro, quello che punta a sparigliare sotto l’ombrello Monti la partita Bersani-Berlusconi, caduta la primigenia candidatura naturale di Federico Vecchioni, ex Confagricoltura e Ceo di Terrae (incappato in Toscana in un incidente giudiziario su un fondo per il fotovoltaico che, pur ancora aperto e non a sentenza, lo ha costretto alle dimissioni da coordinatore nazionale della Italia Futura di Montezemolo e alla rinuncia alla candidatura e alle successive ambizioni di governo), resta salda la posizione del ministro uscente, Mario Catania.

 

Capolista Udc alla Camera in Veneto1 (e in lista anche in Campania e in Piemonte) ha detto pochi giorni fa, ancora ex cathedra, la sua sul nodo latte, comprensibilmente bollente nelle sue circoscrizioni elettorali e che dunque tocca stare attenti a non… versare. Per lui “sola cosa da fare è consentire ai produttori che non lo abbiamo ancora fatto di inserirsi in un programma di rateizzazione”. Secondo skill di marca montiana, dunque, “reinserimento nella legalità” è il messaggio. E no a nuove ipotetiche sanatorie.

 

 

E il centrosinistra? Lì i giochi sono ancora in alto mare. Ma se, in caso di vittoria, nella formazione della squadra l’idea dovesse essere quella di tenere il Sel di Vendola lontano da altri “bottoni”, magari considerati più sensibili, della stanza dell’Economia, e di inserire nella sua dote le Politiche Agricole, ecco il nome: il dinamicissimo (e non meno ambizioso, secondo chi lo conosce) Dario Stefàno (qui sotto), in sella nella Giunta pugliese e coordinatore nazionale degli assessori regionali agricoli (ampiamente intervistato qualche giorno fa su gamberorosso.it, ndr).

 

In casa Pd invece, si puntasse sull’impegno dimostrato e meno sui giochi politici (che porterebbero in Toscana), potrebbe sbucare da outsider il pavese Angelo Zucchi, vice presidente di Commissione a Montecitorio dal 2008, molto attivo nel campo della lotta alla pirateria agroalimentare e della protezione di aree e piccoli Comuni di montagna, stavolta in corsa per il Senato (dopo un riconteggio col brivido nelle parlamentarie di partito).

 

 

Ma, certo, se il risultato (come indicano vari sondaggi) rendesse i voti del ticket Monti indispensabili, e l’accordo col centrosinistra fosse raggiunto, il Catania Due risalirebbe d’un balzo in pole position, per un esito almeno sulla carta difficilmente eludibile.

 

 

Antonio Paolini
06/02/2013

 

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale "Tre Bicchieri" del 31 gennaio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui

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